tag:blogger.com,1999:blog-74353406578149886272024-03-14T17:10:09.421+01:00La scatola violaUna scatola in cui è racchiuso un piccolo tesoro. Il passato e il presente.
Il futuro? Non è ancora stato scritto.Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.comBlogger67125tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-51365923792674259112019-06-05T23:35:00.001+02:002019-06-05T23:35:46.917+02:00Reindirizzamento<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Come accade spesso nella vita è necessario cambiare, rinnovarsi, cambiare prospettiva e vedere la propria esistenza da nuove angolazioni o punti di vista. Abbracciare il cambiamento sembra essere il mio mantra ultimamente, sia dal punto di vista lavorativo che personale.</span></div>
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<span style="font-size: large;">E allora eccomi a presentare il mio nuovo blog: La scatola viola infatti cambia sede, grafica e indirizzo.</span></div>
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<span style="font-size: large;">Una nuova versione de <span style="font-size: medium;"><a href="http://lascatolaviola.altervista.org/" target="_blank">La scatola viola</a> </span>vi aspetta su Altervista a questo indirizzo:</span></div>
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<span style="font-size: large;"><a href="http://lascatolaviola.altervista.org/">http://lascatolaviola.altervista.org/</a></span><br />
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<span style="font-size: large;">Venite a trovarmi per scoprire nuovi contenuti e articoli.</span></div>
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<span style="font-size: large;">Vi aspetto!</span></div>
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<span style="font-size: large;">Sara T.</span></div>
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Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-69730892232015844462019-01-10T13:07:00.001+01:002019-01-10T13:07:31.419+01:00Il peso del passato, la scrittura come terapia e la gratitudine<div style="text-align: justify;">
Ho sempre sentito potente il potere salvifico delle parole. La potenza di una sillaba, pronunciata con il giusto tono, addolcita con delicatezza o più semplicemente scritta, lasciata in eredità a un ipotetico lettore come imperituro segno del nostro passaggio in questa esistenza. E siccome non credo che questa sia l'unica esistenza ma che siamo stati e saremo qui per una serie infinita di passaggi e una serie infinita di esperienze, credo che lasciare un segno di sé possa essere non solo terapeutico per noi stessi ma perché no, un aiuto a chi verrà dopo e si troverà magari nella nostra stessa situazione.</div>
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Non parlo di problemi la cui gravità richiede l'intervento di uno specialista, parlo di piccole cose, piccole vicissitudini con le quali bene o male tutti noi siamo chiamati a confrontarci ogni giorno, ogni qualvolta ci imbattiamo in una persona che spinge il proprio comportamento oltre i limiti del buon senso, ogni volta che sbattiamo la faccia contro il vetro della disillusione o dell'indifferenza altrui, o ci troviamo a doverci confrontare con aspettative troppo elevate e i risultati ci hanno deluso.</div>
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Scrivere e farsi leggere è una necessità, un bisogno che trova spazio nella mia vita in maniera a volte discontinua. Soffro di incostanza, e chissà, forse è una malattia, forse solo un riflesso della mia creatività che sembra seguire le onde del tempo e adeguarsi alle stagioni senza distribuire i suoi preziosi diamanti con una cadenza regolare. Non ho mai capito perché la necessità di scrivere mi abbia preso in ostaggio sin da ragazzina, non ho mai dato peso al fatto che scrivere fosse per me una necessità così presente, al punto che ogni sera prima di addormentarmi formulo pensieri del tipo: Oggi non ho scritto nulla al di fuori della lista della spesa e quell'email per lavoro, che spreco di tempo.</div>
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Ecco, il senso di colpa verso me stessa o meglio, verso la mia scrittura, si presenta prepotente a farmi la morale, a insinuare che un certo tempo che ho usato in altra maniera lo avrei potuto impiegare scrivendo e così quel romanzo che aspetta un finale da quanto, un anno? Poteva essere già concluso... E via discorrendo.</div>
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Convivo con questo senso di colpa da tempo, è uno di famiglia ormai, potrei ignorarlo, fingere di non sentirne la voce, ma tanto lui se ne sta lì tranquillo e pronto a saltar fuori nei momenti meno opportuni.</div>
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Sono successe tante cose nella mia vita, non di tutte ho scritto. Perché ci sono dei momenti che si vorrebbero dimenticare o lasciare che il tempo faccia la sua magia rendendo certi ricordi sfuocati e poi trasparenti fino quasi a farli svanire, mescolati alle nuvole. E lasciare delle tracce scritte di quegli eventi non sempre è terapeutico, anzi, la difficoltà del riuscire a parlarne o a scriverne rende l'idea di quanto ampie possano essere state le ferite da loro prodotte. Certe porte vanno solo lasciate chiuse per proseguire il cammino con più leggerezza.</div>
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E per leggerezza non intendo menefreghismo o superficialità, ma quella leggerezza nel passo, nel cuore, quel riuscire a camminare senza il peso di eventi che non ci è dato di poter cambiare, che appartengono al passato e lì devono rimanere. Tra i tanti insegnamenti che ho ricevuto da guru e maestri lungo la via ritrovo proprio questo: accettare ciò che è stato, perdonare per stare bene con noi stessi, ma soprattutto camminare con passo leggero.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ7MO54J19wE4dp7g3_ZHOhRPDLQIm_yubOhwy2B4qQZpg9g9YjTZoExrcxeuTqrvV0kUR0GA8_jVreHLB9upGvKRbl-S0d3P9ePkEsh-grbSB6xCrxkXqmXtG66V43pwRT3ZMvA0DfGpr/s1600/cammini-agenda-2019-155095.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ7MO54J19wE4dp7g3_ZHOhRPDLQIm_yubOhwy2B4qQZpg9g9YjTZoExrcxeuTqrvV0kUR0GA8_jVreHLB9upGvKRbl-S0d3P9ePkEsh-grbSB6xCrxkXqmXtG66V43pwRT3ZMvA0DfGpr/s320/cammini-agenda-2019-155095.jpg" width="203" /></a></div>
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Ho pile di quaderni e diari a cui ho affidato riflessioni di ogni genere fatte di inchiostro, ma appartengono al passato, da tempo ormai non tengo più un diario. Lo scorso natale però, mi è stata regalata un'agenda piena di disegni dai colori vivaci e arricchita con citazioni di un autore molto amato, Paulo Coelho. Appena voltata la prima pagina ho capito come averi riempito quelle dieci righe quotidiane: con la gratitudine. Ogni sera dedicherò un momento per passare in rassegna la giornata appena trascorsa e lascerò per iscritto di cosa sono grata.</div>
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Ed è incredibile quante cose piccole e grandi per cui essere grati ci accadono ogni giorno, e davvero dieci righe non bastano. Provare per credere.</div>
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La gratitudine ha un potere che va molto oltre ciò che possiamo immaginare, sperimentarlo dovrebbe essere uno degli scopi per cui ci troviamo qui.</div>
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<span style="color: black; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 12px; text-align: justify; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 13px; white-space: normal;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span></span><span style="color: black; font-family: "times new roman"; font-size: small; text-align: justify;"> </span>Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-62925850408856333252018-12-19T18:46:00.000+01:002018-12-19T18:46:06.079+01:00Il cambiamento: spauracchio o necessità.<div style="text-align: justify;">
Una delle cose che più temiamo in quanto esseri umani è il cambiamento.</div>
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Cambiare spaventa, non c'è storia. Ognuno di noi prova almeno un po' di ansia in vista di un trasloco, di un cambio di lavoro, di un imprevisto che rimescola le carte in tavola e ci costringe a modificare i nostri piani o ad annullarle ciò che ci eravamo prefissati.</div>
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Cambiare: verbo che implica una modifica di stato, una trasformazione, una sostituzione, l'assumere un aspetto diverso.</div>
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Il cambiamento fa parte della vita stessa, nulla resta immutato nel tempo, nel mondo naturale tutto è soggetto a cambiamento di stato, il concetto stesso di evoluzione implica che sia in atto una qualche mutazione in funzione del raggiungimento di nuovi risultati, nuove forme, miglioramenti e obiettivi.</div>
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Opporsi al cambiamento perché se ne ha timore è comune nei tempi moderni, ma non è certo una malattia di recente acquisizione: infatti la saggezza popolare ci insegna che "lasciando la strada vecchia per la nuova si sa cosa si lascia ma non cosa si trova" ed ecco con poche parole instillato il timore del nuovo e del diverso. Nuovo e diverso che possono presentarsi in svariate forme e situazioni, e così appare più semplice restare fermi nel territorio che ben si conosce e che nonostante ci crei dolore e disagio, malesseri più o meno seri, è comunque una dimensione con la quale abbiamo dimestichezza e in cui sappiamo come muoverci. Senza contare che abbandonare quello spazio significa rischiare di imbattersi in una situazione peggiore, chi ci garantisce infatti che sacrificando tutto ciò che di conosciuto abbiamo non ci capiti di regredire anziché migliorare la nostra situazione?</div>
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Eppure, opporsi al cambiamento è, nella quasi totalità dei casi, controproducente.</div>
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Perché anche se stare immersi nella melma fino al collo ci impedisce ogni movimento, amiamo ripeterci che in fondo lì siamo al sicuro, che conosciamo quella melma, la sua composizione microbiologica, la massa, il peso e come si comporta a contatto con il nostro corpo, ci sentiamo parte di quella sostanza e ci crediamo a tal punto che ci sembra persino normale trovarci lì in mezzo.</div>
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Ma quando saranno trascorsi mesi, e i mesi saranno diventati anni, cosa avremo ottenuto costringendoci in quella melma? Volteremo la testa e ci renderemo conto che nel frattempo molti si sono spostati, ad un certo punto hanno deciso di uscire dalla vischiosa sicurezza che li aveva custoditi, hanno faticato, sofferto, perso certezze, fallito in certi ambiti, ma affrontando l'ignoto, quel salto oltre il muro, hanno deciso e accettato di cambiare, modificare il punto di vista, alzare lo sguardo e vedere che oltre c'era di più, guadagnando una libertà di movimento fino a quel momento impossibile.</div>
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Uscire dalla propria zona di comfort significa camminare per strade nuove, poter intraprendere percorsi sconosciuti, magari impervi, disseminati di rischi, strade lungo le quali è possibile fare incontri poco raccomandabili, inciampare e cadere, farsi male, piangere e soffrire. Ma oltre agli aspetti meno piacevoli del cambiare, quanto di buono può essere lì ad attenderci? E quanto di questo ci precludiamo restando barricati al calduccio nella nostra zona di comfort? Non possiamo sapere in cosa ci imbatteremo se decidiamo di abbracciare il cambiamento, non ci è permesso conoscere il futuro, e anche questo fa parte del grande gioco che è la vita, va accettato e affrontato.</div>
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Partendo dal presupposto che ognuno di noi è al mondo con uno scopo, una missione personale, più o meno evidente ai nostri occhi miopi e limitati di esseri umani, diviene facile capire che ogni strada intrapresa porterà non solo aria nuova alla nostra esistenza, ma anche opportunità e incontri che nel disegno dell'universo hanno una loro logica. Quante volte ci capita di riflettere su degli incontri fortuiti o su certe scelte magari fatte in maniera affrettata, che ci hanno condotto in direzioni mai prese in considerazione fino a poco prima? Perché in quanto individui siamo immersi in una moltitudine di legami e connessioni interpersonali che come tanti fili invisibili ci tirano di qua e di là come marionette spesso del tutto inconsapevoli.</div>
<div style="text-align: justify;">
Accettiamo di sederci da un lato e osservare il quadro a una ragionevole distanza, guardarlo nella sua interezza, cambiare prospettiva e punto di vista aiuta a non sentirsi radicati, ad assecondare quella innata necessità al cambiamento.</div>
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Di recente ho notato un aumento di consapevolezza nelle persone, sempre più introspezione, quel fermarsi a chiedersi dove si è diretti e perché, cosa o chi ci ha imposto o influenzato nelle scelte che condizionano ogni giorno la nostra esistenza. Come stiamo "usando" il nostro tempo, come lo investiamo, lo perdiamo, lo sfruttiamo. Cosa vogliamo dal futuro e da noi stessi.</div>
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E uscire dalla zona di comfort diventa una necessità impellente, una scelta, un cambiamento che non può più aspettare, va assecondato e prenderne atto è il primo passo, l'accettazione di un bisogno che se restasse inascoltato scaverebbe solchi profondi su di noi e come cicatrici segnerebbero la nostra pelle. Per sempre.</div>
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Vogliamo, un giorno, guardarci indietro e rimpiangere di non aver trovato il coraggio per affrontare il rischio? Lo vogliamo davvero?</div>
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<span style="background-color: white; color: #818181; font-family: "lato"; font-size: 14px; text-align: justify;">"C’è una forza motrice più forte del vapore, dell’elettricità e dell’energia atomica: la volontà.</span><span style="background-color: white; color: #818181; font-family: "lato"; font-size: 14px; text-align: justify;">"</span><br />
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<span style="background-color: white; color: #818181; font-family: "lato"; font-size: 14px; text-align: justify;">Albert Einstein</span></div>
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<br /></div>
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<span style="background-color: white; color: #818181; font-family: "lato"; font-size: 14px; text-align: justify;"><span style="color: black; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 12px; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 13px; white-space: normal;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span></span><span style="color: black; font-family: "Times New Roman"; font-size: small;"> </span></span></div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-32228158534483616302018-08-07T09:30:00.000+02:002018-08-07T09:30:06.804+02:00La lista delle piccole cose<div style="text-align: justify;">
Capitano a tutti, prima o poi, dei periodi no. Ci sono giorni, a volte settimane o mesi, in cui per i più svariati motivi ci sentiamo a terra: umore variabile perlopiù tendente al nero, assenza di stimoli, voglia di fare ridotta all'osso, propensione alla socialità pari a zero, visione futura da film catastrofista-distopico-postapocalittico. Alzi la mano chi non si è mai ritrovato in uno stato di sconforto o -si spera sempre passeggera- depressione.</div>
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Ebbene, proprio in quei giorni in cui tutto si ricopre di una tonalità grigiolina e anche il solo pensiero di alzarsi dal letto e iniziare una nuova giornata sembra difficile quanto imbarcarsi per un viaggio interplanetario, ecco che pare un'ottima idea tirare fuori dal cassetto una lista fatta nei giorni in cui nella nostra vita splendeva il sole, quei giorni che sembrano ora appartenere a qualche altro essere umano, distanti anni luce, tanto da rendere il suono di quelle risate un eco ormai spento.</div>
<div style="text-align: justify;">
Una lista, buttata giù a caso, senza troppe pretese di correttezza o mantenimento dei margini, senza ordine di importanza o cura dell'estetica nella scrittura, una lista fatta un po' a casaccio insomma, ma che ci faccia da promemoria per quei giorni di smemoratezza che ci portano lontano dalla preziosa bellezza insita nella vita, in ogni vita. Perché in fondo ogni esistenza, anche la più disastrata, è costellata da una miriade di momenti, attimi, immagini, suoni e sensazioni che la rendono meravigliosamente degna di essere vissuta, assaporata, consumata sorso dopo sorso, senza rimpianti.</div>
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La mia lista delle piccole cose (ma che in realtà sono anche molto, molto più grandi di quanto il nostro limitato sguardo sia in grado di vedere) assomiglia a questa:</div>
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un gesto gentile inaspettato, il primo morso dato ad una mela croccante, guidare lungo una strada attraverso il bosco e ascoltare il frinire delle cicale, un tuffo in piscina dopo una giornata di lavoro, il sorriso di un bambino sconosciuto in coda al supermercato, il canto dei grilli in una notte estiva, fare una gaffe e ridere di me stessa, una farfalla che per un istante si posa sul mio polso, abbracciare un amico, guardare le forme delle nuvole in cielo e fantasticare, trapiantare i gerani sul balcone, appuntarmi una frase che "suona proprio bene", la brezza tra i capelli, un gelato al limone in una giornata afosa, osservare il percorso di una chiocciola sul selciato, assaporare il profumo di una pizza fumante, ricevere una carezza in un attimo di sconforto, ridere fino alle lacrime per un attacco di ridarella incontrollata, trovare tre semafori verdi di seguito ed evitare per un soffio la coda dell'ora di punta, ricevere un complimento sincero da uno sconosciuto, osservare nel dettaglio la complessa perfezione di un fiore di passiflora, accendere la radio e l'ultimo singolo di Florence Welch sta iniziando giusto ora...</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
A distanza di tempo trovare questa lista e rileggerne anche solo una parte, là dove cade l'occhio, ci permette di richiamare alla memoria le immagini, i suoni, i sapori e le sensazioni che ci avevano indotto a prendere nota di quei momenti preziosi. Questo non può che avere un effetto benefico sul nostro umore, perché si tratta di piccole cose piacevoli nascoste negli attimi che compongono la nostra vita e che hanno reso speciali le nostre giornate.<br />
Potrebbe essere una buona abitudine prima di andare a dormire riservare qualche momento alla lista, aggiungere giorno dopo giorno cose sempre nuove aiuta a diventare osservatori dello scorrere dell'esistenza, per imparare ad apprezzarne la bellezza, la fugacità ci certi attimi irripetibili, la caducità di quel vivere che spesso ci fa correre così veloci da farci dimenticare che c'è dell'altro, che la vita non è solo arrivare puntuali o timbrare il cartellino di entrata e uscita, essere concentrati sui nostri obiettivi e non far caso al resto, a tutto il resto, che è così tanto!<br />
Si tratta, in sostanza, di non focalizzarsi unicamente sulla destinazione da raggiungere ma di godere anche del viaggio stesso, perché lungo la strada di cose interessanti da vedere ce ne sono parecchie.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 12px; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 13px; white-space: normal;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span></span><span style="text-align: start;"> </span></div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-8948608143094355222018-07-31T23:59:00.000+02:002018-07-31T23:59:25.704+02:00De Sprofundis approda su Ibs.it<br />
<div style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;">
<img src="https://img.ibs.it/images/9788898518159_0_0_300_75.jpg" /></div>
<br />
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La raccolta di racconti brevi <a href="https://www.ibs.it/de-sprofundis-storie-di-vergogna-libro-vari/e/9788898518159?inventoryId=99749126" target="_blank">De sprofundis</a> - Storie di vergogna, imbarazzo e figuracce è ora acquistabile sulla piattaforma <a href="https://www.ibs.it/de-sprofundis-storie-di-vergogna-libro-vari/e/9788898518159?inventoryId=99749126" target="_blank">ibs.it</a>.</div>
<div style="text-align: justify;">
In questa raccolta è presente anche il mio racconto dal titolo Etichette. Questo l'incipit:</div>
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Ci sono stati inverni così lunghi da farmi
temere che la mia pelle non avrebbe più goduto del calore del sole.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Sin dai miei primi incerti passi nel mondo, mi
ha seguita come un’ombra e non mi ha permesso di trascorrere l’infanzia
spensierata e serena che spetta a ogni bambino. Quel senso di inadeguatezza che
qualsiasi cosa facessi, in ogni ambito, mi dava la certezza che non sarei mai
stata abbastanza: mai<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>abbastanza brava,
abbastanza carina, abbastanza amata, mai abbastanza considerata o compresa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "garamond" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Così, quando quel ragazzino con gli occhi di un
azzurro talmente intenso che mi sembrava impossibile, aveva espresso il proprio
interesse per me, l’ho preso per uno scherzo, uno di quei fastidiosi modi che
avevano i ragazzi di mettere in imbarazzo le compagne di scuola più timide o
bruttine, illudendole, prendendosi gioco di loro. Poi, qualche giorno dopo,
incredula e in uno stato confusionale, ho dato il mio primo bacio. [...]<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La raccolta comprende i racconti scritti dai partecipanti ai corsi della Scuola Carver, scuola di scrittura e lettura creativa con sede a Livorno ma che abbraccia ormai gran parte della Toscana con svariati corsi fuori sede. Lo scorso anno ho partecipato ad un corso incentrato sul racconto breve avendo così la possibilità di far parte degli autori presenti in questo volume edito da Valigie Rosse.</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 12px; text-align: start; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 13px; text-align: justify; white-space: normal;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span></span><span style="text-align: start;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-19586759151959436482018-06-19T23:06:00.000+02:002018-06-19T23:09:50.454+02:00Notti di luna piena<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; white-space: pre-wrap;"> È una notte perfetta per scrivere. La luna gioca a nascondino tra le nuvole, si mostra e si ritrae, illumina in modo discreto il mio battere sulla tastiera, mi osserva e poi fugge di nuovo. C'è un bel silenzio, coccolato dal respiro placido di chi dorme. Dovrei dormire anch'io, è molto tardi, ma la luna piena ha uno strano effetto su alcune persone. Devo essere tra quelle...</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; white-space: pre-wrap;"> Lascio che i concetti fluiscano in questa deriva creativa, rompendo gli argini della pagina, entrando senza bussare: dal cuore alle parole senza intermediari. La mente resta passiva, obbedisce agli ordini e si limita a guardare lo stratificarsi delle righe.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; white-space: pre-wrap;"> Mi piace la notte, è fatta di una sostanza magica, è una pausa dalla vita in cui riusciamo a lasciarci andare, senza gli ostacoli che la luce ci impone, e la creatività si libera dalle catene indotte dalla routine prosperando e riempiendo quei vuoti esistenziali che nelle giornate così piene di impegni e affanno non riusciamo mai a colmare.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; white-space: pre-wrap;"> Siamo solo io, lo schermo del computer e il silenzio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; white-space: pre-wrap;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; white-space: pre-wrap;"> Poi ti capitano quelle notti fatte di acquazzoni e tuoni che scuotono il cielo in lontananza e allora le idee fluiscono ancora più rapide, scrosciano giù come le lacrime del cielo, imbrattano con insistenza le pagine; a volte veicolando concetti slegati tra loro, a volte sembra di svuotare la soffitta delle emozioni e dare aria a pensieri a lungo trattenuti, quel genere di pensieri tenuti lì, a ricoprirsi di polvere, nel limbo delle cose sospese.</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; white-space: pre-wrap;"> E allora i personaggi si parlano uno sull'altro, gridano, si arrabbiano, s'infuriano come il temporale oltre i vetri della finestra e corrono ad accapigliarsi. Provano emozioni più forti, più reali, più intense e la storia prende una forma del tutto nuova, inaspettata, virando in direzioni che mai avevi preso in considerazione. E le dita faticano a stare dietro alla quantità di battute sui tasti, s'incespicano, perdendosi tra una virgola e una e accentata.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; white-space: pre-wrap;"> Ma il senso di soddisfazione, di pienezza che ti cresce dentro è tanto immenso che tempo e spazio si dilatano portandosi dietro ogni cosa, trascinandoti in quel non-luogo fatto a tua misura, e lasci che tutto fluisca senza avere il coraggio di fermare quel processo creativo. Poi, quando concedi uno sguardo all'orologio, ti rendi conto di quanto tempo sia trascorso, e in un attimo torni nella dimensione terrestre: torni a percepire il tuo corpo, il caldo e il freddo. Il temporale si è allontanato lasciandosi dietro gli ultimi echi di una rivoluzione che ti ha portato così lontano che </span><span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; white-space: pre-wrap;">il giorno dopo,</span><span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; white-space: pre-wrap;"> rileggendo ciò che hai scritto, faticherai a credere di esserne tu l'autore. E ti sembrerà che senza una traccia fisica di quell'esperienza, si sia trattato solo di un sogno.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; white-space: pre-wrap;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; white-space: pre-wrap;"><br /></span></div>
<span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 12px; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 13px; text-align: justify; white-space: normal;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span></span>
<span style="background-color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 12px; white-space: pre-wrap;"><br /></span>
<span style="background-color: #4080ff; color: white; font-family: "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 12px; white-space: pre-wrap;"><br /></span>Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-82906558778074886262018-06-03T23:54:00.001+02:002018-06-03T23:54:25.224+02:00Da Le spose sepolte alle Storie dissepolte<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center; text-indent: 14.2pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">Destino<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">"Era una calda mattina di fine luglio, il
sole sorto da poco accompagnava la Circassa nel suo giro di raccolta delle erbe
spontanee con le quali avrebbe elaborato alcuni dei suoi preparati erboristici:
gli sgargianti fiori arancioni di calendula per l’oleolito e gli unguenti e la
cicoria selvatica dai fiori celesti con le cui radici avrebbe preparato il suo
famoso amaro detossinante e digestivo, prodotto molto apprezzato dagli abitanti
di Monterocca.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">Stava salendo lungo un sentiero per
raggiungere una piccola radura ricca di calendule, quando un rumore sordo riempì
la vallata.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Uno sparo."</span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;"><br /></span>
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgljJKJ0fuE0HZRV_rrGgAE9V_7xAwYvM5Bz8MN7J68m3cmLCNrybUARyHZ1TRMQKdndETOJPGpLzgIWgNK_l752hAwHfxH-kz61FJvsPmOfRgBIF6Ic9MJxz9CwtxJafbjJ8IFOPvqungQ/s1600/IMG-20180521-WA0006.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="899" data-original-width="1599" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgljJKJ0fuE0HZRV_rrGgAE9V_7xAwYvM5Bz8MN7J68m3cmLCNrybUARyHZ1TRMQKdndETOJPGpLzgIWgNK_l752hAwHfxH-kz61FJvsPmOfRgBIF6Ic9MJxz9CwtxJafbjJ8IFOPvqungQ/s320/IMG-20180521-WA0006.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Questo è l'incipit del racconto giallo/noir che ho scritto prendendo ispirazione dal romanzo Le spose sepolte di Marilù Oliva e che fa parte della raccolta di racconti brevi Storie dissepolte con l'uscita del quale si è conclusa l'edizione 2018 del Laboratorio Parole Guardate. Il laboratorio di scrittura creativa che si svolge a Peccioli (Pi) e <span style="text-indent: 18.9333px;">che frequento sin dalla prima edizione, è condotto con entusiasmo e preparazione da Andrea Marchetti ed </span><span style="text-indent: 14.2pt;">ha avuto, nelle precedenti edizioni, come protagonisti Maurizio De Giovanni e Romano De Marco.</span><br />
Nel variegato gruppo di persone che in questi tre anni hanno partecipato agli incontri del lunedì sera presso la Mediateca comunale, ho potuto trovare una fonte di idee, scambi di opinioni, critiche costruttive e nuovi amici. Uno stimolo continuo a migliorarmi, a superare certi limiti mentali rispetto alla mia scrittura, a esplorare nuovi orizzonti e uscire dai confini sicuri in cui mi muovo di solito.<br />
Chissà che prima o poi non provi ad addentrarmi nella complessità della narrativa a sfondo giallo, cimentandomi magari in un romanzo breve, anche solo per mettere in pratica consigli e insegnamenti ricevuti nel tempo. Staremo a vedere dove prossimamente mi condurrà l'ispirazione. Per ora mi accontento di leggere i bei racconti dei miei compagni di avventura riuniti nella piccola e preziosa pubblicazione "Storie dissepolte".<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br />
<span style="background-color: white; font-family: "times new roman"; text-indent: 0px;"> Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span></div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-69741660368132042642018-05-21T21:00:00.000+02:002018-05-21T21:00:02.055+02:00"Illusioni", un mio racconto giallo ambientato tra le colline della provincia di Pisa<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 14.2pt;">
<b>ILLUSIONI</b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Si sentiva leggero, come se il
corpo avesse perso densità. La mente galleggiava in una nebbia alabastrina. Rannicchiato,
con le mani al petto, piegò la testa di lato: percepiva a malapena i fili
d’erba umidi di rugiada solleticargli la guancia. Un odore di rame gli riempiva
le narici. Aprì e richiuse gli occhi più volte. Un mazzo di narcisi selvatici
fu l’immagine sfuocata che fotografò prima che le sue palpebre si chiudessero su
quel mondo per l’ultima volta.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Sembra che il momento più buio
della notte sia quello che precede l’alba, ma per il piccolo borgo di Ghizzano,
il momento più buio sarebbe arrivato con il sole già alto nel cielo terso di
quella mattina di fine marzo.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Erano da poco passate le otto quando
Maia oltrepassò il cancello del vivaio “Il germoglio”, si addentrò tra siepi e
cipressi, sull’acciottolato che costeggiava le aiuole all’entrata. La notte
appena trascorsa aveva depositato un manto di goccioline che ora brillavano
impreziosendo ogni filo d’erba come tanti piccoli Swarovski.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
L’aria era fresca, l’inverno aveva
finalmente lasciato il passo al tempo dei fiori e dei profumi; percepiva un
cambiamento, ma era qualcosa che andava oltre il semplice mutare della
stagione, era un sentimento di fiducia che sentiva crescerle dentro: ogni cosa
avrebbe trovato la propria collocazione. Eppure, c’era quella massa scura che le
riempiva il petto, un peso che con lo stratificarsi delle stagioni si era fatto
presenza ingombrante e niente sembrava in grado di cancellarne l’esistenza.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Ripensò allo sguardo di Luca quando
se n’era andato, la sera prima. C’era oscurità nei suoi occhi verdi, era
tormentato. Gli altri forse non l’avevano notato, ma per tutta la durata della
riunione in parrocchia lei aveva sentito il suo sguardo pesante addosso, aveva
provato imbarazzo e partecipato ben poco alla discussione, scribacchiando appunti
confusi riguardo le cose da fare per la festa dei giovani che stavano
organizzando; in realtà non ricordava quasi nulla di ciò che era stato detto.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Zeno l’aspettava vicino agli
orti, alzò una mano guatata salutandola, nell’altra stringeva una cesoia per la
potatura delle siepi di alloro. Avrebbero tolto le coperture invernali alle
ultime piantine di agrumi e lavorato ai semenzai custoditi nelle vasche col
coperchio di vetro.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Io finisco al frutteto, vai
avanti tu qui?» le chiese quando gli fu vicino.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Sì» rispose distratta Maia.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Hai visto Luca stamattina?» domandò
con tono incerto.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«No. Perché?» </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Mah…» Si grattò i capelli radi
e brizzolati con movimenti meccanici: sembrava che dal giorno precedente fosse
invecchiato. «Era strano ieri sera.»</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
A Maia non sfuggì l’ombra nello
sguardo dell’uomo, anche se si eclissò dietro un sorriso sornione. Lo conosceva
da sempre, era il padre di Flavia, una delle sue migliori amiche, e da poco più
di un anno suo collega di lavoro al vivaio. Lo vide sparire nel frutteto mentre
lei andò alla rimessa dove venivano riposti utensili, sacchi di terriccio,
sementi e fertilizzanti biodinamici.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
La ragazza cercò di concentrarsi
sul lavoro desiderando che il tormento di cui era vittima le scivolasse alle
spalle per qualche ora almeno. Aveva detto basta, ci era riuscita, dopo tanti
anni in cui era stata in balia di Luca, che dettava regole e condizioni, era
lei adesso ad avere in mano la situazione. Era stanca di restarsene buona in un
angolo: ora si sentiva libera e avrebbe potuto fingere di essere una qualsiasi
vent’enne di provincia con una vita normale, ordinaria. Questo, seppure fosse
ben consapevole che in un piccolo paese un taglio netto con il passato non era verosimile,
soprattutto quando il passato in questione viveva a poche case di distanza
dalla tua. Prese un lungo respiro e la brezza si fece strada dentro di lei
regalandole un senso di potenza e perfezione che da tempo non provava.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Alfio parcheggiò la Panda nello
spiazzo davanti al casale in stato di abbandono che spesso faceva da base alle
battute di caccia, aprì il baule e liberò i due cani impazienti di rincorrersi
e giocare tra loro. Si accese una sigaretta e aspirò con soddisfazione
osservando i due animali: un bracco e un pointer che lo accompagnavano nella
caccia al tartufo. Dietro di loro il panorama digradava verso valle e oltre le
colline in lontananza. Si passò una mano sulla barba ormai del tutto bianca che
gli toccava il petto, «Bea! Nemo!» li chiamò, «andiamo.» S’incamminò sul
sentiero che alla destra del casale si fondeva con la vegetazione: i cani lo precedevano.
Solo un giretto e sarebbe tornato al suo lavoro in falegnameria.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Dopo aver raggiunto il torrente
che scorreva più in basso, Alfio richiamò i cani per risalire dalla parte
opposta e tornare all’auto. Si poteva già intravvedere il muro sud
dell’abitazione quando Bea e Nemo fiutarono una scia che sembrò stuzzicare il
loro interesse e manifestarono una certa frenesia allontanandosi di qualche
passo dal sentiero. L’uomo risalì la scarpata per raggiungerli: si avvicinavano
e si ritraevano come in un balletto da ciò che a prima vista sembrava un
ammasso di vestiti abbandonati. Si accostò per vedere meglio, «Bea, Nemo,
venite via» gridò guardando l’orologio: doveva rientrare. «Incivili! Buttare la
spazzatura nei boschi. Che schifo.» Ma passando accanto a quel mucchio informe
si accorse che dentro i vestiti c’era il corpo rannicchiato di un uomo e che c’era
del sangue scuro, molto sangue, che aveva già attirato mosche e moscerini.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Oh Dio» sussurrò incapace di gridare
come avrebbe voluto. Si portò una mano tremante alla bocca per soffocare un
conato. L’istinto lo guidò a tastare il polso dello sconosciuto trattenendo il
respiro nella speranza di percepire un battito.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Quell’uomo seminascosto tra l’erba
era morto.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Si chinò per vedere chi fosse e
un grido squarciò il silenzio del bosco percorrendo i pochi chilometri che lo
separavano dal paese. Alfio non avrebbe saputo dire se quel grido fosse
scaturito dalla propria gola o da quella di qualcun altro.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Indietreggiò disorientato, sbilanciandosi.
Quasi cadde all’indietro. Aggrappandosi al tronco di una quercia ritrovò l’equilibrio
e la forza per estrarre il cellulare dalla tasca e chiamare il 112.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«…nel bosco sotto Ghizzano... è
don Luca… è morto!»</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
E poi, tutto fu confuso: la
corsa per tornare alla macchina dove attese per un tempo che gli sembrò
interminabile, l’arrivo dei carabinieri, l’ambulanza, la telefonata confusa
fatta alla moglie, il rumore sordo delle sirene e ancora, le domande, la paura,
lo shock.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Don Luca, rispettato sacerdote
del paese, cinquant’anni da poco compiuti, amato e rispettato da tutti. Don
Luca che aveva preso i voti nonostante i successi scolastici e quell’aspetto da
divo del cinema, “bello e dannato”. Don Luca che rideva delle battute dei
giovani: una chitarra, un falò e perché no qualche goccio di vino, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">“ma non ditelo ai vostri genitori”</i>, diceva.
Don Luca che giaceva su una tomba d’erba fuori paese, brutalmente assassinato.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Secondo l’autopsia erano state otto
le coltellate che l’avevano condotto all’oblio. Ma l’arma del delitto, di cui
non era stata trovata traccia, non era un coltello: i bordi frastagliati delle
ferite e la larghezza dell’incisione avevano portato gli inquirenti a dedurre
che si trattasse di un paio di grosse forbici o, con molta probabilità, un paio
di cesoie da siepe.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Chi le avesse impugnate e
perché, sarebbe rimasto un mistero.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
“Chiunque abbia ucciso Luca, ha
rimesso le cose a posto”, pensò Maia un mese più tardi.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Forse era l’unico modo per farlo
smettere.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Non l’avrebbe più infastidita,
non avrebbe più infastidito nessun’altra. Erano libere.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Una fitta al ventre la fece
tornare ferocemente con i piedi per terra: anche se lui non era più in grado di
tormentarla, c’era qualcosa che gliel’avrebbe ricordato per i giorni e gli anni
a venire. Paure che sembravano sopite tornarono prepotenti a farsi strada nella
sua mente: era troppo tardi per prendere provvedimenti. Era costretta a seguire
la deriva della propria esistenza, arrendersi alla corrente, sperando di non
venirne travolta.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<span style="background-color: white; font-family: "times new roman"; text-align: justify;"> Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span>Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com056037 Peccioli PI, Italia43.5449624 10.72006199999998443.5219454 10.679721499999985 43.567979400000006 10.760402499999984tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-73269563788726581382018-04-11T16:49:00.002+02:002018-04-11T16:49:32.578+02:00Tra la neve.<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center; text-indent: 1.0cm;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Tra
la neve.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Il ticchettio
insistente della pendola in salotto, quello scandire un tempo che sembrava inutile,
la rendeva inquieta.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Liza uscì dalla cucina gettandosi
la sciarpa al collo, le chiavi dell’auto in una mano, la borsa e il cappotto
nell’altra. Chiamò l’ascensore e mentre questo raggiungeva il suo piano, chiuse
la porta pregando che la signora Pieri non apparisse proprio in quel momento
sul pianerottolo in cerca di gustosi pettegolezzi riguardo il trambusto della
sera prima; una tazza aveva incontrato il pavimento di gres, grida e porte
sbattute avevano animato la quiete notturna della palazzina. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Raggiunse la piccola
utilitaria parcheggiata sotto casa e mise in moto, diretta in nessun luogo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Il sentiero, che dalla
strada percorribile in auto conduceva a quello pedonale e poi allo spiazzo di
fronte al rifugio, era deserto. La neve caduta la notte precedente aveva
coperto ogni traccia di presenza umana e il panorama era bucolico. Non era la
prima volta che mettendosi alla guida con la testa affollata di pensieri era
finita per inerpicarsi sui tornanti che conducevano a quella valle nascosta dove,
avvolto nel morbido abbraccio dei boschi di conifere, custodito come un
prezioso diamante, si trovava un piccolo lago. Attraversata la radura che
ospitava panchine e tavoli per i picnic estivi si addentrò nel folto della
boscaglia che cingeva lo specchio d’acqua; ogni passo lasciava un’effimera
traccia. Voleva raggiungere il suo angolo, quello in cui amava sedersi
all’ombra di una betulla per svuotare la mente scappando dalla sua prigione
personale, trovando una temporanea e illusoria pace tra le eriche in fiore e il
profumo della resina fresca che affiorava dai tronchi di larici e abeti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ripensò ai suoi sogni
di bambina, quando si immaginava in un mondo di fiaba, dove la natura era
protagonista e le persone avevano nomi di piante e fiori. Un mondo perfetto in
cui avrebbe vissuto in una piccola casa in piena campagna, avrebbe curato un
orto e raccolto fiori e piante selvatiche per farne infusi e profumi. E avrebbe
cresciuto dei bambini, quattro o cinque, disegnando e confezionando i loro
abiti. Un sorriso amaro le fiorì sulle labbra: niente era andato come sognava.
Niente figli, niente vita sociale, non le era permesso lavorare.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Un frusciare tra le
fronde la mise in allarme. Si scostò la lunga ciocca di capelli neri che
d’abitudine portava su parte del viso per nascondere la perdita di
autocontrollo del marito. Si voltò di scatto: un’ondata di panico l’avvolse. Cercò
con lo sguardo un movimento, una figura umana, un particolare alieno in quella
candida perfezione, ma non c’era nulla di anomalo in ciò che la circondava. Era
sicura che la sua fosse l’unica auto nel parcheggio e non aveva notato altre
tracce sul sentiero, eppure aveva la sensazione di essere seguita.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Respirò a fondo,
aspettando che i battiti rallentassero e proseguì studiando lo spazio tutt’attorno.
Da un maestoso abete rosso un ramo appesantito s’inarcò fino a far scivolare
via con uno sbuffo quello strato di neve soffice e polverosa che per un istante
riempì l’aria di cristalli brillanti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Il sentiero proseguiva
in salita, arrampicandosi su un pendio a picco sul lago per poi ridiscendere
fino a raggiungere la riva sud.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Un altro fruscio la
fece arrestare, stavolta era più vicino ed era sicura che si trattasse di
qualcuno o qualcosa alla sua sinistra. Si voltò in direzione del rumore e tra i
rami di un basso abete le sembrò di scorgere uno sbuffo di vapore. Il battito
del cuore le rimbombava nelle orecchie.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">E se l’avesse seguita
fin lassù? Se veramente fosse arrivato a pedinarla per assecondare il sospetto
che si vedesse con un altro o che gli stesse mentendo a proposito di ciò che
faceva per riempire le proprie giornate?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">“Oh, non essere assurda!”
sussurrò a se stessa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Ma era pur vero che una
parte di lei viveva nel terrore che il marito la seguisse o fosse in qualche
modo in grado di conoscere ogni suo spostamento, sapesse dove parcheggiava
l’auto e controllasse quanti chilometri faceva in settimana per avere la
certezza che si recasse solo a fare le commissioni indispensabili e non
perdesse tempo a farsi delle amiche. La prigione di parole in cui l’aveva
costretta, e nella quale lei si era in qualche modo adattata a sopravvivere, non
aveva muri o catene, ma era una barriera invalicabile e della quale nessuno era
a conoscenza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Dopo un tempo
indefinito, in cui restò immobile con gli occhi che saettavano tra le fronde
degli alberi e congetture che le riempivano la mente, un’ombra si mosse oltre il
basso abete e un muso spuntò curioso annusando l’aria.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Le si fermò il cuore e
trattenne il respiro. L’istinto le diceva di scappare, ma si ritrovò incapace
di muoversi; sperò che non si trattasse di una lince, che seppur rara in quella
zona, era stata avvistata in più occasioni anche a quelle latitudini. Quando
l’animale uscì allo scoperto, la donna riprese a respirare: era solo una volpe.
Una semplice volpe curiosa che le si avvicinò saggiando l’aria con piccoli
scatti delle narici. Avanzò lentamente facendo dondolare il manto rossiccio e
folto, alzando e abbassando il muso per seguire la scia di odori che l’avevano
guidata sino a pochi passi da quella donna che si aggirava sola nella
boscaglia. Il petto bianco creava un contrasto notevole con il resto del
mantello dandole un’aria regale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Le girò attorno, con
passo incerto e occhio vigile, osservò e tornò sui suoi passi, ma anziché concedersi
all’invisibilità del bosco, si mise a sedere sulle zampe posteriori e cominciò
a lisciarsi il pelo della coda. Fece qualche pausa di tanto in tanto, senza
perdere di vista la sua ospite, la quale restò immobile per paura che ad un suo
movimento l’animale fuggisse. Si guardarono, scrutandosi con attenzione come
due leoni che si studiano prima di un duello in cui contendersi il territorio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">“Una volpe,” pensò Liza,
“che sia la mia guida?”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Esisteva una leggenda
nel villaggio in cui era nata, nel cuore dei Carpazi, una storia che sua nonna
le aveva raccontato più volte lavorando la lana o rammendando vestiti in
compagnia delle altre anziane del villaggio. Era la storia delle guaritrici:
esistite attraverso i secoli, sapienti nell’uso delle erbe e dei sortilegi,
esperte nel liberare da fatture o malocchi. Donne che vivevano perlopiù isolate
a stretto contatto con la natura, nascoste sulle pendici delle montagne, e che
si diceva venissero guidate in sogno da spiriti animali. Ogni guaritrice aveva
il proprio animale guida e la volpe, così come il lupo, era uno dei più potenti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">La volpe fece un altro
giro attorno a Liza, poi emise un penetrante guaito puntandole il muso contro.
Strisciò la zampa anteriore verso destra come se volesse disseppellire qualcosa
nascosto sotto la neve e poi s’infilò rapida tra i cespugli.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">La donna si sentì
cedere le gambe. Cadde sulle ginocchia ansimando come dopo una lunga corsa.
“Cosa sono diventata? Non merito di essere la marionetta di un uomo, un
oggetto, un sopramobile. Sono stanca.” Si toccò il fianco dolorante e le
ecchimosi sulla tempia occultate dai capelli. Scoppiò in un pianto dirotto e si
avvolse in una stretta fatta delle sue stesse braccia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Forse quella volpe era
un eco delle origini, era la sua terra che la richiamava a sé, la sua gente, quelle
tradizioni che le mancavano e le procuravano un nodo in gola ogni volta che ci
posava sopra i propri pensieri. Sua madre al telefono le chiedeva insistente perché
non fosse più tornata, perché non avesse mai portato il marito a conoscere la
loro terra o se lui non fosse interessato a incontrare la famiglia. E lei si
era abituata a rispondere che era un uomo tanto impegnato e non aveva tempo per
viaggi o vacanze e che comunque era un tipo da mare, non adatto alle aspre
montagne della loro zona. Non sapeva, sua madre, che da poco più di due anni si
erano trasferiti da Livorno a una cittadina tra le alte montagne del nord e che
adesso il mare più vicino era distante qualche ora di macchina. Non le aveva
nemmeno mai raccontato del comportamento ossessivo del marito, dei suoi
estenuanti interrogatori che, guidati da motivi futili o sospetti infondati, scaturivano
senza alcun preavviso. Non le aveva mai accennato della mano pesante di lui
quando si alterava, perché lei non si sforzava di capirlo o rispondeva nel modo
sbagliato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Singhiozzava ancora
quando fece ritorno al parcheggio. Si asciugò le lacrime con la manica del
cappotto, gli occhi arrossati circondati da un alone violaceo. Si chiuse dentro
l’abitacolo, accese il motore in attesa che il riscaldamento le offrisse un po’
di conforto e si allenò in lunghi respiri profondi estraendo la trousse per ritoccare
la sua maschera di fondotinta e correttore. Quanto avrebbe voluto adesso avere
un’amica con cui condividere la propria disperazione, una persona degna di
fiducia e con spalle pronte ad accoglierla per avvilupparla in abbracci veri.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Avrebbe potuto fare il
pieno alla macchina e prendere due o tre orologi dalla preziosa collezione del
marito - dovevano valere un piccolo tesoro - e avrebbe guidato e guidato, fino
a raggiungere la sua Damis, il piccolo villaggio dove era sicura si sarebbe sentita
a casa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 28.8pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;">Aveva
aspettato troppo, aveva concesso troppo. Voleva tornare alle montagne che
l’avevano vista bambina, abbracciare i nipoti che non aveva mai conosciuto,
asciugare le lacrime della sua anziana madre. Doveva concederselo un tentativo,
o tanto valeva smettere di respirare.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 28.8pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 28.8pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"><br /></span></div>
<span style="background-color: white; font-family: "times new roman"; text-align: justify;"> Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span>Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-89436657407703911232018-03-08T10:40:00.000+01:002018-04-11T16:42:15.557+02:00Vapore<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;">Cosa può scaturire dall'osservazione di un quadro?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left; text-indent: 14.2pt;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif; text-indent: 14.2pt;">Osservando Donna che fa il bagno di Edgar Degas, possono nascere molte domande sulla donna rappresentata: chi sia, se sia sposata o meno, cosa faccia nella vita, se stia sorridendo godendosi il piacere di un bagno caldo o al contrario stia annegando i dispiaceri nell'acqua di quella vasca.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="text-indent: 14.2pt;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="text-indent: 14.2pt;"></span><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJ_J0sd7rduQRLzP0s7hThmrUJ0tYHjL1c-jGo3-IszAdKhyWRRTWipREa8BNWvtrtVDF3CQQV7hIC1wC-Xy2uMKWlrJGXeSeySDrZib5_McTVEgrlECUi2gaa6nSe1jr4KmfhB7EwYYXN/s1600/Edgar_Degas_Femme.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="525" data-original-width="1105" height="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJ_J0sd7rduQRLzP0s7hThmrUJ0tYHjL1c-jGo3-IszAdKhyWRRTWipREa8BNWvtrtVDF3CQQV7hIC1wC-Xy2uMKWlrJGXeSeySDrZib5_McTVEgrlECUi2gaa6nSe1jr4KmfhB7EwYYXN/s400/Edgar_Degas_Femme.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Donna che fa il bagno - Edgar Degas<br />
1883<br />
Museo d'Orsay Parigi</td></tr>
</tbody></table>
</div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "times" , "times new roman" , serif;">A me ha ispirato questo breve racconto.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75" coordsize="21600,21600"
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<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">So che sei lì. Sento il tuo sguardo posarsi sulle
mie spalle nude. Sento i tuoi pensieri accompagnare ogni mio gesto. So che mi
sei accanto. “Mai più di due metri lontano da te” usavi dire. E so che è così.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Osservo queste pareti, dove il silenzio sembra aver
inghiottito ogni palpito di vita, dove il gracchiare dei corvi e il canto delle
allodole non può penetrare, dove il solo suono che scioglie i miei pensieri è
il mio stesso respiro che si mescola al vapore del bagno. La carta da parati,
quella che avevi scelto “perché il verde dà gioia e pace allo sguardo che vi si
posa”, se ne sta lì a ricordarmi i tuoi occhi.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Un’onda silenziosa di immagini si infrange contro
le mie palpebre chiuse, e si scioglie nelle lacrime che usando il mento come trampolino,
si tuffano nell’acqua della tinozza. Siamo noi. Ridiamo. Piangiamo. Tu mi
sorreggi. Io ti abbraccio. Tu coccoli i miei sogni e io ti metto dei fiori tra
i capelli. E poi c’è lui, e il buio ti inghiotte.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Non provo rancore per il tuo abbandono, non potrei
mai, ti amo e così sarà per sempre. So che in realtà la tua partenza è solo
fisica; so che mi accompagnerai fino a che abiterò questo corpo e camminerò in
questa vita. Ma la mancanza della tua voce mi distrugge, darei qualsiasi cosa
per sentire il mio nome pronunciato da quella musica che si sprigionava come
luce dal tuo corpo. E quella luce si è spenta.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L’incertezza di ciò che verrà, il silenzio e la
paura mi mangiano da dentro. Non posso evitarmi di risentire mille e mille
altre volte ancora le parole dure di Gérard, gli sputi di odio nei nostri
confronti, la gelosia malata, la meschinità delle sue azioni. L’arroganza e la
possessività, quell’orgoglio ereditario che hanno guidato la sua mano pesante
su di te. E il mio sentirmi inerme e inutile, incapace di alzare un pugno sino
al suo viso, strappargli quella barba aristocratica e difendere te, noi, il
nostro amore. Questo amore soffocato e silenzioso, invisibile allo sguardo
austero del mondo, impossibile talvolta, inammissibile e sbagliato ai loro
occhi, contro natura. Il nostro attaccamento, la nostra amicizia, quell’affetto
che ci ha guidate l’una verso l’altra sin dall’infanzia, quello che ci ha unite
in un sentimento che, sono certa, supererà le barriere del tempo e dello
spazio.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Qualcosa oltre il vetro della finestra attira la
mia attenzione; lascio cadere la spugna nell’acqua. Un passero becchetta dei
semi sul davanzale. Sorrido perché so che quei semi li hai lasciati tu per
qualche creatura che d’inverno non trova cibo. Quanto era grande il tuo cuore.
Un essere speciale come te non può vivere a lungo su questa terra, ha piani più
importanti da portare a termine, progetti che qui, nella semplicità dei gesti
umani risultano non contemplabili. Sei diventata un angelo forse. O forse lo
sei sempre stata. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Emetto un grido e stringo ancora più forte a me il
lembo del telo di lino.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">«Come hai fatto a entrare?» ansimo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">«Tu. Donna immonda» sussurra con voce baritonale.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Mi volto e lui è a pochi metri da me: il dito
indice puntato contro il mio naso, la schiuma ai lati dalla bocca socchiusa.
Stringe nell’altra mano il cappello, stropicciandone la tesa.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">«Chi ti ha dato il permesso di entrare in casa mia?»</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">«L’hai uccisa tu. Tu l’hai spinta a buttarsi dalla
scogliera.»</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Lo guardo incapace di ribattere. Come si permette?
Io l’amavo, il mio era amore vero, il mio cuore era tutto, irrimediabilmente
suo. Cosa ne può sapere Gérard di quello che c’era tra noi?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">«Cosa le hai fatto? Cosa facevate quando veniva
qui?» avanza minaccioso un passo alla volta. «Mi disgusti, tu e tutte quelle
come te. Abominio, ecco cosa siete.» Zampilli di saliva piovono come
proiettili.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il cuore inizia a galoppare, lo sentono le mie
orecchie, lo sente anche lui. Mi legge in faccia la paura, m’inchioda alle assi
del pavimento con occhi iniettati di sangue.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Un respiro e lui mi è addosso. Mi afferra per il
collo, la mano dalle dita grassocce lo avvolge senza alcuna fatica, e inizia a
stringere, un dito dopo l’altro. L’altra mano resta aggrappata al cappello come
fosse uno scettro dal quale non vuole separarsi. Mi divincolo, affamata d’aria,
con le unghie infilate nella pelle delle sue guance, cerco i suoi occhi. Devo
respirare, devo levarmelo di dosso. Devo chiamare aiuto.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Dalla sua gola si sprigiona una risata che sembra
provenire dalle cavità più profonde degli inferi. Inizia a farneticare, a
inveire contro di me, contro di lei. Io non riesco a respirare, inizio a non
capire ciò che dice. Improvvisamente sembra che la luce del tramonto abbia
avvolto la stanza.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Fluttuo in una nebbia rosa. Sono avvolta da una
leggerezza nuova, non avverto il peso del mio corpo, non avverto il peso della
vita. Oh mia adorata, potrò finalmente rincontrarti, ora che non faccio più
parte degli abitanti della terra? Sento di sorridere, una serenità ultraterrena
mi culla.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">I violini del paradiso, non li sento. Perché non li
sento?</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Un suono lontano si palesa ai miei sensi, sembra un
singhiozzo sommesso. Cerco di vedere oltre la nebbia che mi circonda ma non
riesco a mettere a fuoco alcunché. Poi sento freddo, un freddo glaciale. E
tutto prende forma. I miei arti, le mie mani, il mio intero corpo immerso in un
liquido gelato. Scopro di poter aprire gli occhi e lo sgomento nel constatare
di essere ancora viva, è più grande della sorpresa di trovarmi nuda nella
tinozza e di vedere che Gérard è ancora nella mia stanza. Sta seduto nella
poltrona di vimini di fronte alla finestra, ha la testa tra le mani e
singhiozza da chissà quanto tempo. Il tramonto si sta affacciando oltre il
giardino e le prime ombre si insinuano dietro ai mobili.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Resto immobile, la gola mi duole e fatico a
respirare, ma ho il timore che se mi muovessi per uscire dall’acqua lui si
volterebbe e sarebbe ben presto su di me. Ha tentato di uccidermi, così come ha
fatto con lei, se non sei come dice lui non devi essere null’altro.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il buio sta per avvolgere la stanza quando si alza,
sposta con uno strattone la poltroncina e esce senza curarsi di me. Crede che
sia morta, forse. Mi rallegro al suono del portone chiudersi ed esco dall’acqua
per correre all’armadio e vestirmi. Chiudo con il catenaccio e accendo il fuoco
nel camino. So che dormire sarà impossibile stanotte. Domani all’alba andrò dal
dottor Mirabelle: i lividi che ho su collo, spalle e natiche mi fanno temere
cose che non voglio nemmeno immaginare. Mi aggrappo alla speranza che forse,
quando gli sembrava che avessi smesso di respirare, mi abbia gettata dentro la
tinozza e lì, mi sono procurata i lividi.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Oh mio dolce, piccolo tesoro, vorrei tanto
addormentarmi stretta a te, cullata dalla musica della tua voce e non
svegliarmi mai più, non qui, in questa casa, in questa vita, dove lui può
tornare a prendermi e uccidermi di nuovo.</span></div>
<span style="line-height: 115%;"><span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> “Mai più di due
metri lontano da te” sembra sussurrare il vento.</span></span><br />
<span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 11.0pt; line-height: 115%;"><br /></span>
<span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 11.0pt; line-height: 115%;"><br /></span>
<span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 11.0pt; line-height: 115%;"><span style="background-color: white; font-family: "times new roman"; font-size: small; text-align: justify;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span></span>
<span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 11.0pt; line-height: 115%;"><br /></span>Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-59751067450411692992018-02-21T13:29:00.000+01:002018-02-21T13:29:38.902+01:00Cechov e il finale alternativo<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il finale aperto de La signora con il cagnolino di Anton Cechov si presta a molte conclusioni, il lettore ha la libertà di immaginare come vada a finire la storia tra Gurov e </span><span style="font-size: large;">Anna Sergèevna. I due si conoscono a Jalta, una località di villeggiatura sul Mar Nero, </span><span style="font-size: large;">entrambi sposati </span><span style="font-size: large;">diventano amanti: lui narcisista sciupafemmine impunito dai capelli sale e pepe, lei che dichara di non aver tradito il marito ma solo se stessa.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1UCFxL56lo7doBXjK74QDZ31za56s78hOsvSmq5Igjln6fZnWJ_9cKuDd_b8OrabSWYRzcFAKGucXplC5oEDg8sFSmlC2SgkuGVtPiJTPmm2KvrqWytMFvZEECfbRssd1rMfr3_kNV1Wu/s1600/La+signora+con+il+cagnolino.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="324" data-original-width="200" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1UCFxL56lo7doBXjK74QDZ31za56s78hOsvSmq5Igjln6fZnWJ_9cKuDd_b8OrabSWYRzcFAKGucXplC5oEDg8sFSmlC2SgkuGVtPiJTPmm2KvrqWytMFvZEECfbRssd1rMfr3_kNV1Wu/s200/La+signora+con+il+cagnolino.jpg" width="123" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Cechov ci lascia così:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: #eeeeee; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: 10pt;">- Via,
smetti di piangere, mia cara - diceva - hai pianto abbastanza... Ora parleremo
con calma, e qualcosa ci verrà in mente.</span></div>
<span style="background-color: #eeeeee; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: 10pt; line-height: 115%;">
Poi a lungo discutevano, si consigliavano, sul modo di liberarsi dalla
necessità di nascondersi, di ingannare, di vivere in due città diverse,
separati per lunghi periodi. Come fare a liberarsi da tali legami insopportabili?<br />
- Come? come? - egli si chiedeva prendendosi la testa fra le mani. - Come? - E
pareva che sarebbe trascorso ancora poco tempo, e si sarebbe trovata una
soluzione, e sarebbe cominciata allora una vita nuova, meravigliosa; ed erano
convinti tutti e due che la fine era ancora lontana lontana e che il difficile,
il più complicato, era appena cominciato.</span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Bene, il mio personale finale alternativo è questo:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> “Si accostò a lei e la prese per le spalle,
per accarezzarla, per scherzare un poco, e in quel momento si scorse nello
specchio di fronte. Quando i suoi capelli avevano iniziato a coprirsi di quella
leggera neve? Cosa avevano trovato in lui le donne? Cosa trovava in lui <i>quella</i> donna?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;"> Anna Sergèevna si
scostò leggermente: un movimento appena percettibile sotto le mani di Gurov, il
quale avvertì un brivido che lo fece sussultare. Non disse nulla, limitandosi a
socchiudere gli occhi fissando lo sguardo nell'immagine che lo specchio
restituiva impietoso.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> Le avrebbe chiesto di lasciare il marito,
di rifugiarsi con lui in un’altra città, per sorreggersi nei giorni a venire ed
essere l’uno il bastone della vecchiaia dell’altra.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;"> Sarebbe rincasato e una volta seduto a
tavola di fronte alla moglie avrebbe lasciato che la determinazione guidasse le
parole destinate a rompere la promessa suggellata dal loro matrimonio. Avrebbe
messo la parola fine ad una storia priva di affetto e aperto le porte all'arioso sentimento che sentiva crescergli dentro il petto. Sorrise a se
stesso, gongolando nel proprio compiacimento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> Anna Sergèevna ebbe l’impressione che
Gurov aumentasse la pressione sulle proprie spalle, come a confortarla o forse
solo a farle avvertire la sua presenza, comunicandole in un linguaggio privo di
parole che era sua.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> Si alzò di scatto, scostandosi da lui e
prendendo le distanze dalle silenziose insinuazioni di quell’uomo che non era
suo marito e che non la meritava.<o:p></o:p></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHurQe4dZ0aB06J5YuOjbsylj0q7c6nMVOwPQxthplsNdwpJkotufkh33424Z4DGg1ZUStaYPcfB6v-i5SAN-kbwqCkos1uQQ8hRWnI39NdjQgs6d1hyphenhyphenAgyI79ygHWQrRtpmGX92Cf_XEA/s1600/anton-cechov-scrittore.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="218" data-original-width="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHurQe4dZ0aB06J5YuOjbsylj0q7c6nMVOwPQxthplsNdwpJkotufkh33424Z4DGg1ZUStaYPcfB6v-i5SAN-kbwqCkos1uQQ8hRWnI39NdjQgs6d1hyphenhyphenAgyI79ygHWQrRtpmGX92Cf_XEA/s1600/anton-cechov-scrittore.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Anton Pavlovich Chekhov</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;"> - Addio. - Fu tutto ciò che disse,
privandolo di spiegazioni o di un’ultima, sfuggente tenerezza. L’iniziale
smarrimento che dipinse il volto di Gurov, lasciò repentinamente il posto ad
una paura tanto tangibile da saturare la stanza. L’uomo si limitò a socchiudere
la bocca, sbigottito e confuso, mentre lei gli scivolava tra le dita e chiudeva
definitivamente la loro porta sull'avvenire.<o:p></o:p></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "sans-serif";"> Gurov tornò a perdersi nel riflesso dello
specchio, la gola secca iniziò a bruciare e un tremore incontrollato scaturì
dallo stomaco per diffondersi in tutto il corpo. Il mondo si era ribaltato ai
suoi piedi</span><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt;">.”</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: "times new roman";"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: "times new roman";"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: "times new roman";"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: "times new roman";"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: "times new roman";"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: "times new roman";"> Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span></div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-78446440959555742222018-01-23T18:20:00.000+01:002018-01-23T18:20:12.670+01:00Precisettix: farmaco immaginario per la cura del disordine cronico.<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><br /></b>
<br />
<div style="text-align: left;">
Farmaci immaginari... (per ora).</div>
<br />
<b><br /></b>
<b>Precisettix</b><span style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 14pt;">©</span><b> – Farmaco per la cura del disordine cronico.</b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
* Indicazioni:</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUYNeFedBAeJZEHabJS3nLoa2LvITS2GWiOGQhVmh1IRCqdeYA5_3e_pVtG0N01A_hphbIeTa5p5-WlRBUauTRHLMzft8sZIV9JKKP5Z1VEmFBbncqbkP4NWF-f7R_MwwMpXY0yVJmUgbb/s1600/farmacia+erboristeria.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="413" data-original-width="620" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUYNeFedBAeJZEHabJS3nLoa2LvITS2GWiOGQhVmh1IRCqdeYA5_3e_pVtG0N01A_hphbIeTa5p5-WlRBUauTRHLMzft8sZIV9JKKP5Z1VEmFBbncqbkP4NWF-f7R_MwwMpXY0yVJmUgbb/s200/farmacia+erboristeria.jpg" width="200" /></a>In caso di disordine genetico o sciatteria cronica,
utile per disturbi occasionali, quali attacchi di qualunquismo e
trasandatezza, ma anche a supporto di
terapie psicologiche durature.</div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
* Composizione:</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Precisettix<span style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 14pt;">©</span> è composto da: 40% estratto puro di
perfezionismo, 25% principio attivo di ordine, 20% essenza di saputello, 10%
estratto liofilizzato di infallibilità, eccipienti:
5% zero fronzoli, solo l’essenziale.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
* Involucro e contenuto della confezione:</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
una confezione di Precisettix<span style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 14pt;">©</span> comprende abiti
eleganti e sempre in ordine, capelli impeccabili e scarpe ultima moda. Nella
versione femminile in comode compresse masticabili sono compresi trucco e
manicure. Nella versione maschile in capsule solide, oltre al pettinino per
barba, è compresa una lente d’ingrandimento per facilitare la puntazione di
tutte le “i”.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
* Dosi e tempi di somministrazione:</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4z06I5FW_FrLQ63Wb97ZDh86t49F8QASY6wZ757lt-Cdv4GQe3p5d7pRF0T-NI6t5iOP80m88lVbf2UeEa8ZPfBU5AvsjDDzOeJ4iOmNcAldHbJM1bAbYTFcGp9VRruR2gKfg6bl_hP7E/s1600/farmaci-generici-equivalenti-730x365.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="365" data-original-width="730" height="100" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4z06I5FW_FrLQ63Wb97ZDh86t49F8QASY6wZ757lt-Cdv4GQe3p5d7pRF0T-NI6t5iOP80m88lVbf2UeEa8ZPfBU5AvsjDDzOeJ4iOmNcAldHbJM1bAbYTFcGp9VRruR2gKfg6bl_hP7E/s200/farmaci-generici-equivalenti-730x365.jpg" width="200" /></a>Precisettix<span style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 14pt;">©</span> va assunto nella misura di una
capsula/compressa masticabile al mattino a digiuno e una la sera prima di
coricarsi, per le cure ripetute a cadenza trimestrale è sufficiente una sola
assunzione al mattino a digiuno.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Per la versione maschile si consiglia di favorire
la deglutizione della capsula con un poco d’acqua tiepida.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
L’assunzione deve essere costante e duratura sia
essa prescritta per cure di pochi giorni o per periodi più lunghi. Per una
corretta assunzione e una cura mirata ed individuale, si consiglia la
consultazione del proprio terapeuta di fiducia.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
* Sovraddosaggio:</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Non superare la dose consigliata, un’assunzione
eccessiva può causare disturbi psicologici più o meno gravi, attacchi di panico
immotivati, allucinazione, sdoppiamento della personalità e sfociare in sintomi
più gravi come la sindrome ossessivo compulsiva.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
* Interazione con altri farmaci o sostanze:</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Prestare molta attenzione a non assumere caffè, tè
o cioccolato nel corso della cura, poiché le sostanze nervine in esso contenute
possono causare stati di alterazione e portare a psicosi e manie incontrollate.
L’interazione di Precisettix<span style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 14pt;">©</span> con il farmaco ad esso contrario Disordinettix<span style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 14pt;">©</span>,
della ditta “Prendiamocela comoda farmaceutici”, causa crisi d’identità, stati
d’ansia e forte intolleranza che può sfociare in collera e litigiosità.<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
* Effetti indesiderati:</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAVVYmvRx1rJg54QcLkL28pIHQK5Li-ubQyVmEGDmmPvsRhFYuRxIywW8RZRBrpOdUhSRmrlGF3iI6vq874SRwdDz7aGfpOjNTj8BTAAiNSWxCG6Af80fsVyZAljRYL_bGZHXnvfV49ggz/s1600/farmaci-integratori.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="700" height="113" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAVVYmvRx1rJg54QcLkL28pIHQK5Li-ubQyVmEGDmmPvsRhFYuRxIywW8RZRBrpOdUhSRmrlGF3iI6vq874SRwdDz7aGfpOjNTj8BTAAiNSWxCG6Af80fsVyZAljRYL_bGZHXnvfV49ggz/s200/farmaci-integratori.jpg" width="200" /></a>Tra gli effetti indesiderati legati ad
un’assunzione inappropriata segnaliamo: necessità di pulizie di primavera fuori
stagione, voglie, anche notturne, di ordine sistematico, necessità impellente
di acquisto del libro “Il magico potere del riordino” di Marie Kondo, attacchi
di shopping compulsivo per mantenere adeguato il proprio abbigliamento. Nelle
persone più sensibili si può verificare un eccesso di igiene personale che
talvolta potrebbe disorientare familiari e colleghi di lavoro.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
* Avvertenze speciali:</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Nel corso di una cura con Precisettix<span style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 14pt;">©</span> prestare
molta attenzione a non superare la dose consigliata, poiché, come sottolineato
in precedenza, un sovraddosaggio potrebbe produrre effetti difficili da
gestire. In caso di fastidi gravi si consiglia l’uso di uno dei seguenti spray
“Fingi di non vedere” o anche “Non ti curar di loro, guarda e passa” che
aiuteranno a sopportare meglio le carenze altrui.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
* Precauzioni d’uso:</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Attenersi alle indicazioni mediche e al parere del
proprio terapeuta. L’uso di Precisettix<span style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 14pt;">©</span> è sconsigliato a soggetti con velleità
artistiche poiché l’assunzione del farmaco potrebbe causare frustrazioni e
blocchi del naturale flusso creativo.<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="background-color: white; font-family: "times new roman"; text-align: justify;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span></div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-63003723168223530932018-01-17T18:03:00.001+01:002018-01-17T18:03:14.298+01:00Il dinosauro di Monterroso<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Tempo fa mi è stato chiesto di elaborare una riflessione/recensione su un famoso mini racconto di Augusto Monterroso, autore sudamericano che ci ha lasciato l'ambiguo IL DINOSAURO.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Potremmo pensare che l’autore de
Il dinosauro abbia partorito il mini racconto in questione in un annoiato
pomeriggio di sole cocente nella pampa sudamericana e che il prolungarlo anche solo
di qualche riga gli avrebbe causato una disidratazione estrema visti i 45 gradi
esterni. Ma ad un’attenta analisi scopriamo che Monterroso è riuscito a
costruire un castello composto da parecchie stanze segrete, ambienti che solo
il lettore attento ha il potere di aprire per scoprirne il contenuto.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3hyj9O9znxw8jgbzbkJc4upOtA6no8gXEVHjsVN-XK8oa3A8IV9NzvQAbVWKnnEgySbMZxoUD9r_XM4sGSVekh8bsKv2UHCAx9SeaJDT8nPHXzcdWluFHkMqQVhAs-mFJRunMByaC_HOi/s1600/dino.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="374" data-original-width="400" height="186" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3hyj9O9znxw8jgbzbkJc4upOtA6no8gXEVHjsVN-XK8oa3A8IV9NzvQAbVWKnnEgySbMZxoUD9r_XM4sGSVekh8bsKv2UHCAx9SeaJDT8nPHXzcdWluFHkMqQVhAs-mFJRunMByaC_HOi/s200/dino.jpg" width="200" /></a><b>“Quando si svegliò, il dinosauro
era ancora lì”</b> recita il testo del racconto. Bene, la prima cosa che viene da
chiedersi è quale potrebbe essere l’identità del personaggio che si sveglia: si
tratta forse di un bambino che si è addormentato aggrappato al suo dinosauro di
peluche e, dopo aver sognato incredibili avventure in compagnia dell’adorato
giocattolo, la mattina seguente si stupisce di trovarlo ancora accanto a lui?</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
O la vittima di un rapimento
messo in atto da un quasi centenario, detto “il dinosauro”, che se ne sta
seduto su una poltrona sfatta in fondo al materasso sudicio sul quale il
malcapitato/a è stato costretto a dormire?</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
O non potrebbe magari trattarsi
di un incipit di un romanzo distopico nel quale gli esseri umani convivono con
i dinosauri? In tal caso ci si augura che l’esemplare in questione fosse un
erbivoro tutto muscoli e niente cervello. Al contrario è abbastanza evidente il
motivo per cui del romanzo sia rimasto solo l’incipit: il dinosauro carnivoro
fa un sol boccone del poveretto e la storia finisce lì.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Magari un fantasy, nel quale
l’eroina di turno, svenuta per un combattimento estenuante contro un essere
demoniaco a forma di dinosauro, si ridesta e con delusione scopre di essere
ancora tra le grinfie del mostro. Riuscirà ad uscirne viva? Se è un fantasy è
probabile che faccia uso della magia e si salvi all’ultimo secondo, appena
prima della pagina dei ringraziamenti.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
O ancora, il finale di una
storia tragica e incredibile, il cui protagonista vive avventure da film
holliwodiano e alla fine scopre che è stato tutto un sogno e che il piccolo
tirannosaurus rex telecomandato con cui da bambino ha trascorso ore liete è
ancora lì, sulla mensola tra letto e scrivania, a osservarlo con tanto di denti
aguzzi e occhi strabuzzati.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Ma Monterroso ha voluto scrivere
un mini racconto di proposito, così ci viene tramandato, dunque quale
motivazione potrebbe averlo spinto a condensare in sole otto parole un concetto
o una storia? Per la verità ci aveva già pensato il caro Ungaretti con la sua
Mattina (chi non si ricorda la parafrasi de “M’illumino d’immenso” fatta alle
medie?), è vero, quella era una poesia e questo un racconto, ma bisogna dire
che la capacità di sintesi era una dote di entrambi. Il dinosauro potrebbe
rappresentare un vecchio sistema, un dogma ormai datato che stenta a farsi
seppellire là dove sarebbe giusto finisse, sotto polvere stratificata, nascosto
alla vista per tornare alla luce millenni dopo, riemergendo con il solo scopo
di stupire i presenti facendoli esclamare: che barbari a quei tempi, meno male
siamo nati in un’altra epoca!</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Potrebbe trattarsi di un
pensiero oscuro, la preoccupazione di un ragazzino che nella solitudine della
propria stanza, e senza il sostegno di genitori assenti e asettici, combatte
contro le sue paure, vere o infondate, di mostri e predatori che agiscono alla
luce del giorno. Lui si sveglia illudendosi che si sia trattato di un brutto
sogno, ma ciò che teme è ancora lì, minaccioso e ingombrante.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3Ohph7ZmS_bTykKnbsYeMdRsmSo1R3L-wHYjgK8KEMg4QlCykcZneF9CvC-CdUaQA8aXYnJYbUCp2jVhw6pi2pJA9LqWfY9aIlnbQmo6DmqpUo4a2qobsJsbqdkl-VEiLStwlcxZ_S4g9/s1600/1-Dinosaurio.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="277" data-original-width="343" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3Ohph7ZmS_bTykKnbsYeMdRsmSo1R3L-wHYjgK8KEMg4QlCykcZneF9CvC-CdUaQA8aXYnJYbUCp2jVhw6pi2pJA9LqWfY9aIlnbQmo6DmqpUo4a2qobsJsbqdkl-VEiLStwlcxZ_S4g9/s320/1-Dinosaurio.jpg" width="320" /></a>Ma il dinosauro potrebbe anche essere
la rappresentazione di una depressione, una condizione mentale che affligge
colui o colei che si sveglia e che con amarezza scopre che esauritasi la coltre
fumosa creata dagli psicofarmaci, il malessere che sente dentro, quell’ombra
minacciosa è lì ad aspettarlo/a. Ancora.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Mi accorgo di aver pensato solo
a scenari negativi e di non aver dato spazio a situazioni ordinarie, semplici.
Potrebbe per esempio trattarsi di un bambino che sognando di perdere il suo
peluche preferito a forma di dinosauro, si sveglia in preda all’agitazione e lo
cerca con lo sguardo per poi trovare il suo amico là dove è sempre stato. Lieto
fine. Almeno uno.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Avendo resistito alla tentazione
di spulciare il web per prendere spunto dalle teorie di altri critici sul reale
significato de Il dinosauro, non so se l’autore abbia mai rivelato il
significato di questo mini racconto né se abbia spiegato da quali pensieri sia
scaturito guidandolo nella scelta di parole e punteggiatura. Quindi può darsi
che le mie speculazioni siano surreali e totalmente fuori strada, chiedo
pertanto perdono alla memoria dell’autore.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="background-color: white; font-family: "times new roman"; text-indent: 0px;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span></div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-88070451152088325462017-12-18T17:04:00.000+01:002018-01-17T18:18:58.445+01:00De Sprofundis, storie di vergogna, imbarazzo e figuracce.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcsQZfohN_0Mqa8rQxKHe7wb4vJKUrRjALJA1Jv4UExe04NSFpghJsqP6ppmlChCQj5qFiYnoizfJ40QxrvdTJrLJFuDzk510Dofh09ZOlWKKJYAATVb_0YALu_jsv5j0oteO55_QNROjE/s1600/25498128_10213531382793118_7218681777056297811_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcsQZfohN_0Mqa8rQxKHe7wb4vJKUrRjALJA1Jv4UExe04NSFpghJsqP6ppmlChCQj5qFiYnoizfJ40QxrvdTJrLJFuDzk510Dofh09ZOlWKKJYAATVb_0YALu_jsv5j0oteO55_QNROjE/s400/25498128_10213531382793118_7218681777056297811_n.jpg" width="300" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">E'</span> con grande piacere che annuncio l'uscita del libro De Sprofundis, Storie di vergogna, imbarazzo e figuracce, una raccolta di racconti scritti dagli allievi dei corsi <a href="https://www.scuolacarver.it/" target="_blank">Scuola Carver</a> di fine anno scolastico 2016/17 edito dalla <a href="https://www.valigierosse.it/" target="_blank">casa editrice Valigie rosse</a>. E quest'anno ci sono anch'io tra gli ottanta partecipanti: il mio racconto si intitola Etichette.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ma cosa sono le etichette di cui parlo? Sono quelle che la società ci appiccica addosso e nelle quali spesso ci si sente inadeguati e in qualche misura costretti. La necessità di dare definizioni, di etichettare ogni cosa, comportamento, scelta, tendenza di noi esseri umani.<br />
Un individuo prima di essere riconosciuto come tale viene incasellato dentro scatole di varie misure, chiuse una dentro l'altra tipo matrioska, a volte talmente strette che la difficoltà nei movimenti diventa un male esistenziale. Ti viene chiesto chi sei e la risposta è sempre un'etichetta. Sei una madre, una moglie, una casalinga o un'operaia, una single, una sorella, una compagna, una direttrice, una vegetariana, una di destra o di sinistra, una rivoluzionaria, una di colore, e via dicendo.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwR-Xpeys3bsi4rjrAsOitcN5gGCDBokK_w7IQpU0Bs1hmVZG83m2GsYz-3lf3FGmQ5VVXWsJbU5-hvPc4iZ08Q4Ex7sqdnOwqW6fGFGFvm3PDlimxO5KXVehIFwF6HNMWn2IBYo_5UZ2r/s1600/25348704_10213531383433134_2237971732663095626_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwR-Xpeys3bsi4rjrAsOitcN5gGCDBokK_w7IQpU0Bs1hmVZG83m2GsYz-3lf3FGmQ5VVXWsJbU5-hvPc4iZ08Q4Ex7sqdnOwqW6fGFGFvm3PDlimxO5KXVehIFwF6HNMWn2IBYo_5UZ2r/s320/25348704_10213531383433134_2237971732663095626_n.jpg" width="240" /></a> Nel mio raccontare ho preso spunto da esperienze vissute in prima persona, romanzando il mio percorso esistenziale, i timori e le debolezze che avvertivo come montagne invalicabili, poi la solitudine e l'inadeguatezza che come naturali conseguenze ho visto materializzarsi lungo la strada. E non è un'esistenza semplice quella che si intravede in queste righe, certo è che grazie alle sfide impostemi dalla vita sono riuscita a uscire dall'etichettatrice sociale per capire chi ero e cosa volevo, per essere me stessa in primis, e poi, a cascata, tutto il resto, sempre senza dare troppa importanza al giudizio altrui. Ma questa è un'altra storia...</div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<span style="background-color: white; font-family: "times new roman"; text-align: justify;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span>Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-3570693345676047752017-12-06T21:34:00.000+01:002017-12-06T21:34:16.058+01:00Le chiavi col cammello<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
Frugare nella borsa di noi donne <span style="text-indent: 37.7953px;">spesso</span><span style="text-indent: 1cm;"> equivale a mettere una mano in un buco nero privo di fondo nel quale ritrovare gli oggetti diventa una missione impossibile. C'è sempre troppa roba, sempre troppi scomparti e tasche di varie misure. E come ben sa chi mi conosce, la borsa di Mary Poppins mi fa un baffo! Per questo motivo succede che...</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAE9dShEvkWLCz79w_UDCI8_yoKJsNCRYIEUoyxIjYaFbXmWENMAh5FHxdouqd2p-_nXt521Q2-o4qtjkju2UA32VHh-QV5YLwNA3Xzr9In17fNATmzsnWKBVSQDMporJkr9acNK6i6KZZ/s1600/Mary-Poppins-Bag.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="321" data-original-width="450" height="142" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAE9dShEvkWLCz79w_UDCI8_yoKJsNCRYIEUoyxIjYaFbXmWENMAh5FHxdouqd2p-_nXt521Q2-o4qtjkju2UA32VHh-QV5YLwNA3Xzr9In17fNATmzsnWKBVSQDMporJkr9acNK6i6KZZ/s200/Mary-Poppins-Bag.jpg" width="200" /></a>"Tra i numerosi
e spesso inutili oggetti che compongono il ripieno della mia borsa, il burrocacao
è sempre quello più difficile da individuare. Sarà per la sua forma cilindrica
o perché è fatto di burro e per sua natura ha la tendenza a scivolare, ma
infilando la mano nel tentativo di trovarlo lui sembra scansarsi appositamente
e nascondersi in qualche piega del tessuto o dietro ad altre cose. Ieri è
successo che svuotando la tasca principale della mia borsa in cerca del balsamo
labbra, ne siano uscite le chiavi con il cammello. Erano finite sotto tutto il
resto, abbandonate e dimenticate. Le ho prese tra le mani e subito grosse
lacrime sono scappate, automatiche e impertinenti, atterrandomi poi sulle
scarpe. Sono le chiavi della casa in cui ho abitato dai dieci ai diciannove
anni, la casa in cui ho vissuto la mia adolescenza, le pareti che mi hanno
sentita litigare con mio fratello, gridare frustrazione, discutere con mio
padre, la stanza che mi ha vista piangere, ballare o registrare le canzoni
dalla radio, scrivere lettere chilometriche all’amore di un’estate o alle
pagine di un diario che non ho mai più riletto. La casa in cui ogni anno per
Natale la nostra famiglia si è riunita e che quest’anno lo farà per l’ultima
volta. Le mura che hanno racchiuso il significato di casa, di calore familiare,
di amore e conforto.</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
Mi sono
rigirata le chiavi tra le dita, ritrovandomi a pensare cosa ne farò dopo che
quell’appartamento verrà svuotato la prossima primavera, quando usciremo chiudendoci
la porta alle spalle per l’ultima volta. Saranno solo oggetti, inanimati e
senza utilità, pezzi di metallo uniti da un anello e un piccolo pezzo di pelle
tagliato a forma di cammello, eppure al loro interno racchiudono così tanto.
Non credo che mi sarà possibile gettare nella raccolta differenziata le chiavi
di quella che ho sempre chiamato “casa mia”. Forse continuerò a tenerle nella
borsa, a far compagnia a quelle che, la prossima estate, apriranno la mia nuova
casa."</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span style="background-color: white; font-family: "times new roman"; text-indent: 0px;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span></div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-58042706512368630252017-11-22T12:40:00.001+01:002017-11-22T12:40:54.725+01:00Ali<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Racconto scritto in occasione del workshop con lo scrittore Luca Ricci, svoltosi a Livorno lo scorso giugno, nell'ambito del percorso che sto seguendo con la Scuola Carver. Eche doveva essere presente nel racconto: il mare.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0pLUupHZLL_Mx3nh6k7NlVCRGLeDneJg8iIgd-6UF3vU6xxcLEWyJ4KmFuE69OOapi0rpPw-OJIsQfUkFokfohR0xmoTS4Nppwk-bBy0uYk0zW4OrfTlI6k6fa_WMVdXGE4RHTiPDJYHb/s1600/oceano+da+rabat.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="160" data-original-width="241" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0pLUupHZLL_Mx3nh6k7NlVCRGLeDneJg8iIgd-6UF3vU6xxcLEWyJ4KmFuE69OOapi0rpPw-OJIsQfUkFokfohR0xmoTS4Nppwk-bBy0uYk0zW4OrfTlI6k6fa_WMVdXGE4RHTiPDJYHb/s1600/oceano+da+rabat.jpg" /></a></div>
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Stava seduta su un muretto a picco sulla
scogliera, con i piedi abbandonati nel vuoto che terminava una decina di metri
più in basso tra ciottoli e massi spumosi di schiuma bianca. La voce
dell’oceano riempiva stradine e vicoli e il vento accarezzava di salsedine
il viso di Soraya.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Le onde si infrangevano vivaci sugli
scogli del piccolo promontorio che ospitava la cittadella fortificata
dell’Oudaya. Turisti e perditempo si avvicendavano sulla terrazza panoramica
tra fotografie e pose da Instagram, indici tesi verso l’orizzonte, libri della
Lonely Planet aperti e grandi sorrisi entusiasti. L’unico loro problema era
scegliere quale sfondo fosse il migliore: oceano e tramonto o braccio di mare
che manteneva divisa la città di Salé dalla medina di Rabat?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Yasmin era seduta a terra, con le spalle
appoggiate al muretto, le ginocchia al petto e le dita che correvano veloci sul
cellulare.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«Le ragazze ci aspettano. Andiamo?»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Soraya non le diede ascolto continuando a
restare immersa o forse rapita dalla musicalità delle onde. Alcuni pescatori
stavano facendo ritorno al porto di Salé, le loro piccole barche erano seguite
da stormi di gabbiani.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Yasmin raccolse qualche ciottolo tirandolo
a pochi metri da dov’era appollaiata. Un gruppetto di turisti tedeschi le passò
accanto lanciando sguardi accigliati e borbottando cose a lei incomprensibili.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Soraya chiuse gli occhi: il mare le stava
parlando, con sussurri e lamenti, di arrivi e partenze, abbandoni e avventure,
orizzonti lontani e vivaci chiacchiericci in porti che da qualche parte oltre
la linea che divideva aria e acqua erano in attesa di un mercantile, un
peschereccio, una nave da crociera. Era lì, oltre lo spazio che riempiva la
distanza fisica con quei luoghi, seduta al tavolino di un bar qualsiasi di New
York o magari New Orleans, sorseggiava qualcosa dal sapore forte e tra le mani
aveva la propria vita. La libertà, la stava chiamando nascosta
tra le grida del mare, la sensazione di poter respirare un’aria diversa era un
invito ad alzarsi e fuggire. Lontano.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Yasmin le diede un colpetto sulla schiena costringendola
a riaprire gli occhi e tornare all’Oudaya.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«Allora? Mi rispondi?»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«Cosa?»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«Ti va di andare alla spiaggia?
Mina e gli altri sono già lì. Mi ha mandato mille messaggi. Che le dico?»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«Mm…»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«Si va?»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«Sì, andiamo.»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Saltò giù dal muretto e respirando a fondo
un’altra boccata d’aria umida, si voltò verso l’amica. Uscirono dalla kasbah e,
mentre il tramonto lanciava lame rossastre su mura senza tempo, raggiunsero la
fermata dell’autobus.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Il cielo più a nord spingeva verso di loro
nuvole nere, il vento si stava facendo più insistente e le raffiche si
divertivano a spettinare i cedri lungo la strada che costeggiava l’oceano.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Plage des Contrebandiers era punteggiata
dai piccoli capannelli tipici del sabato pomeriggio, c’erano musica, sigarette,
tamburi e la birra nascosta nelle bottigliette verdi della Pommes.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Mina e gli altri sedevano accanto a una
delle baracche che vendevano bibite e gelati. La musica del lettore mp3 di
Nasser animava l’atmosfera con il solito hip pop algerino che a Soraya faceva
venire la nausea.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«Oh, ma dove vi siete perse?» chiese Mina.
La sua espressione infastidita non durò a lungo mutandosi presto in un sorriso
luminoso.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Yasmin e Soraya si unirono agli amici
sulla sabbia fresca. L’argomento in discussione era incentrato su cosa fare il
giorno dopo quando, una volta espletati gli obblighi di partecipazione alla pasqua
islamica, alla quale nessuno poteva sottrarsi, sarebbero potuti uscire per
ritrovarsi come sempre ai piedi della scalinata che conduceva alla cittadella.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Le ragazze si lamentarono di non potersi
considerare libere prima di una certa ora, visto che il loro aiuto era
richiesto in cucina e madri e zie si aspettavano collaborazione e rispetto dei
ruoli. Nasser e Jalal risero sguaiatamente a una battuta che tennero per sé,
facendo indispettire le ragazze; privi da obblighi culinari, avrebbero goduto
di maggior tempo libero e si diedero appuntamento per il giorno seguente
dicendo alle amiche che le avrebbero aspettate al
solito posto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Soraya si alzò di scatto incamminandosi
verso la battigia. Le piaceva osservare quel tratto di mare, acque che
centinaia di anni prima erano state solcate da vascelli e navi dei temuti
corsari di Salé. Le sembrava di vederli mentre si avvicinavano alla città per
svuotare le stive dal carico umano collezionato lungo le coste europee; inglesi
e francesi, biondi e diafani, destinati ai mercati di schiavi e comprati da
facoltosi mercanti per finire a lavorare in campi riarsi e morire di fame. A
chi andava bene poteva ritrovarsi alla corte del sultano: eunuchi e concubine,
ma cibo e protezione nei lussuosi palazzi del regno non mutavano la loro condizione
di schiavi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">E cos’altro era lei stessa, se non una vittima,
schiava di un sistema sociale fatto di credenze e imposizioni vecchie di
millenni? Nonostante nell’ultimo secolo le cose fossero andate migliorando,
Soraya si sentiva comunque prigioniera di una cultura in cui il divario tra
uomini e donne era ancora forte e la libertà cui agognava era un miraggio
lontano.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Si liberò delle scarpe da ginnastica e
s’immerse nell’acqua gelida fino alle caviglie.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Yasmin le arrivò alle spalle.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«Cos’hai? Hai litigato ancora con tuo
padre?»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Soraya guardò l’amica: gli occhi le
sorridevano e la preoccupazione che vi leggeva la fecero sciogliere. Aprì la
bocca pronta a parlare di ciò che la rattristava, ma un secondo prima si voltò
verso il mare. «Chissà dove sta andando quella nave» disse.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Yasmin inarcò un sopracciglio e le si fece
vicina indecisa se commentare quell’affermazione inutile o lasciare che il
vento se la portasse via.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«È tutto il giorno che sei strana» le
prese una mano, «mi vuoi dire cosa c’è?»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Soraya lasciò che le lacrime tracimassero,
quelle gocce da troppo trattenute assaporarono la libertà bagnandole il petto.
Si voltò a guardare la ragazza che le stava accanto, l’amica con cui non aveva
segreti, quella che la conosceva meglio di chiunque, quella che amava come
nessun altro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«Vorrei solo salire su una nave e andarmene
da qui, vorrei che venissi con me e che potessimo stare insieme senza doverci
nascondere, vorrei poter gridare a tutti quanto ti amo e sentirmi libera di
camminare per strada stringendoti la mano. E vorrei vivere da qualche parte là,
oltre l’oceano, avere un lavoro e un appartamento tutto nostro e non aver paura
dei giudizi della gente.» I singhiozzi la fecero sussultare.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Yasmin le prese la mano conducendola
qualche passo indietro, sulla sabbia asciutta, con delicatezza la fece sedere e
mettendosi accanto l’abbracciò senza parlare.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Dietro di loro qualcuno fischiò. Nasser sghignazzò
dando il gomito a Jalal. «Te l’ho detto, quelle due hanno una tresca.»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«Se lo sapesse Youssef rinchiuderebbe
Soraya in casa per tutta la vita.» Aspirò una boccata di fumo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«Sì e ucciderebbe Yasmin» disse l’altro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«Ma che ne sapete voi? Smettetela di
prenderle in giro» disse Mina infastidita. «Magari Soraya ha litigato di nuovo
con i suoi e Yasmin la sta consolando.»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">«Già» disse Nasser facendo l’occhiolino
all’amico che diede qualche colpetto al tamburo intonando un canto tipico delle
feste di matrimonio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Qualche ora dopo, nascosta sotto la
pesante coperta di lana, Soraya prese appunti mentalmente. Sei mesi e sarebbe
diventata maggiorenne, avrebbe potuto richiedere il passaporto senza che i
genitori venissero coinvolti, avrebbe cercato un lavoro con la scusa di mettere
da parte dei soldi per acquistare un motorino o magari una piccola auto che le
sarebbe servita per andare all’università. A quel punto lei e Yasmin avrebbero
organizzato il loro viaggio di sola andata per una destinazione ancora da
definire.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Yasmin era due anni più grande di lei, la
sua era una famiglia benestante e il padre, dirigente in uno dei maggiori
ospedali di Rabat, non faceva troppe domande quando gli chiedeva dei soldi.
Metterne da parte un po’ non sarebbe stato difficile.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Prese il cellulare da sotto il cuscino,
Google illuminò la piccola caverna sotto la coperta. New York: il biglietto
aereo era troppo costoso e poi nessuna delle due parlava un inglese fluente.
Parigi: la vita costava troppo, scartata. La Spagna era una meta vicina, il
costo della vita non troppo elevato e il cibo ottimo. Avrebbero trovato un
lavoro come cameriere e un piccolo appartamento, magari a Barcellona, multietnica
e vibrante. Si ricordò che un cugino di Yasmin viveva a nord della città,
avrebbero potuto chiedergli aiuto per trovare una sistemazione, almeno per i
primi tempi. Ce la potevano fare, la libertà avrebbe richiesto un tributo,
abbandoni privi di saluti e dolorosi adii, ma sapeva che ne sarebbe valsa la
pena.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Inviò un messaggio a Yasmin: “Domani ti
devo raccontare una cosa. Ti piacerà.” Sapeva che avrebbe capito, che secondo
il loro linguaggio ciò significava che aveva appena preso una importante
decisione e che questa riguardava entrambe.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;">C’era chi nasceva con le ali e chi doveva
sudare per ottenerle, in entrambi i casi era solo una questione di tempo perché
imparassero ad usarle per conquistare la libertà dell’aria, solcare oceani perfino,
e vivere.<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 21.3pt;">
<span style="font-family: "arial" , sans-serif;"><span style="font-family: "Times New Roman"; text-indent: 0px;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span></span></div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-7184206076686940742017-05-28T14:03:00.001+02:002017-05-28T16:22:53.434+02:00Racconto finale del laboratorio di scrittura creativa "Parole guardate" 2017<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXdkaBzm3KIlH58QaIEyw7OorvMg346wDCU-Mv46En8pk4KY7hbmVjYScdyxqfH6cIXLL0D8sAwAD8KD90TwRH4B-lQu12buZYxk1rgVFEzhyphenhyphenfMGdauFsd9JhzQwaSUrmhAMBxsyxD9MRp/s1600/foto+paroleguardate.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="672" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXdkaBzm3KIlH58QaIEyw7OorvMg346wDCU-Mv46En8pk4KY7hbmVjYScdyxqfH6cIXLL0D8sAwAD8KD90TwRH4B-lQu12buZYxk1rgVFEzhyphenhyphenfMGdauFsd9JhzQwaSUrmhAMBxsyxD9MRp/s320/foto+paroleguardate.jpg" width="224" /></a> <span style="font-size: x-large;">A</span><span style="font-size: large;">nche quest'anno il laboratorio di scrittura creativa e teatro "Parole guardate" svoltosi a Peccioli, è giunto a conclusione. Il tema di questo secondo laboratorio era il giallo. Abbiamo dapprima lavorato sul giallo classico, scoperto quali sono le regole che caratterizzano questo tipo di narrazione e imparato a elaborare una trama che ne tenesse conto. Successivamente abbiamo scritto dei racconti prendendo spunto dai libri dello scrittore Romano De Marco che ci ha accompagnato per tre incontri. Come l'anno scorso a fine laboratorio si è svolta una festa nel corso della quale c'è stata la lettura dei racconti prodotti dai partecipanti.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Di seguito il mio elaborato intitolato Alibi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Buona lettura.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Erica
si rigirava nella semioscurità. I polsi le dolevano, le caviglie chiuse in nodi
stretti non le permettevano di alzarsi. Poteva solo rotolare.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Non
conosceva la voce che la sera prima le aveva intimato di non gridare e di fare
la brava: sembrava che l’uomo indossasse un bavaglio o avesse in bocca qualcosa
per modificare l’intonazione. Non era in grado di capire quanti anni potesse
avere o sapere se stesse parlando sul serio quando diceva che non le avrebbe
torto un capello. Cosa stava aspettando e chi era il complice con cui parlava
sottovoce al di là della porta?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Quando
l’avevano colta di sorpresa, appena fuori dal parco che, per un breve tratto, costeggiava
il percorso da casa all’ospedale, non aveva avuto il tempo di capire cosa
stesse succedendo. Un sacchetto di tela le era sceso sul capo e una mano rapida
aveva soffocato le sue grida. Poi era stato tutto uno sballottamento e una
corsa concitata, condita con sussurri incomprensibili, terminata forse sul
pianale di un furgone dove le erano stati legati mani e piedi e un bavaglio
aveva preso il posto della mano sulla bocca. Il resto era un ricordo nebuloso, fatto
di suoni confusi e freddo misto a paura.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> I rumori del traffico oltrepassavano la
barriera dell’unica finestra, chiusa e coperta da una tenda scura e pesante,
poteva trovarsi vicino ad una strada di grande comunicazione, magari in uno di
quegli hotel appena fuori città che ospitavano uomini d’affari sempre in
viaggio o incontri che duravano appena qualche ora.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Un
bip anticipò l’apertura della porta. Il buio non venne rischiarato come lei si
sarebbe aspettata e un’ombra si avvicinò silenziosa sulla moquette. Poi fu il
nulla.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Maurizio sistemò il bavero della
giacca e si passò la mano nervosa tra i capelli. Aprì la porta lasciando
entrare la luce solare che lo colpì con prepotenza facendogli socchiudere gli
occhi. Uscì unendosi al resto del mondo che si avviava ad iniziare un’altra
giornata.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Fuori, nell’aria tiepida profumata di
salsedine, si permise di respirare, consentendo al cuore di tornare ad un ritmo
più normale. Sarebbe andato tutto bene.<a href="https://www.blogger.com/null" name="_GoBack"><o:p></o:p></a></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La
giornata lavorativa gli permise di distrarsi, cercò di limitare i propri pensieri
all’azienda che aveva ereditato dal padre e dirigeva con successo. La Curti
Design era una delle più famose e redditizie aziende di arredamento di lusso
del paese. Ma la mente trovava appigli in ogni dove, piccoli particolari o
gesti che lo riportavano alla notte trascorsa fuori, facendo riaffiorare un
certo timore sotterraneo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">A fine
pomeriggio, poco prima che la riunione fosse terminata, la segretaria gli passò
una chiamata da parte di una collega di sua moglie. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Dottor
Curti?»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Sì,
con chi parlo?»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Salve,
sono Luisa, una collega di Erica. È da ieri sera che cerchiamo di metterci in
contatto con sua moglie ma non risponde né al cellulare né a casa. Volevo
assicurarmi che stesse bene.»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Ma…
lei era di turno stanotte. Dovrebbe essere rientrata a casa stamattina alle nove…»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«In
ospedale non si è fatta vedere. Avevamo il turno insieme. È strano perché di
solito quando non viene al lavoro sono la prima a saperlo.»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Maurizio
avvertì un velo di sudore coprirgli la fronte e un leggero tremore impossessarsi
della sua voce.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Io
non la sento da ieri pomeriggio» Allentò in nodo della cravatta. «Sono stato
molto impegnato.» Non poteva confessare di aver trascorso la notte fuori.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Potrebbe
accertarsi che non si sia sentita male e poi richiamare a questo numero?
Grazie. Parlerò io al primario.»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-indent: 35.45pt;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">«Certo.»
Maurizio non attese che la donna lo salutasse </span><span style="font-family: "arial" , "sans-serif";">e sospese la chiamata.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il
panico lo avvolse come le spire di un essere strisciante: gli era quasi
impossibile respirare. Chiuse le ultime pratiche e spense il computer. Rivolse
un frettoloso saluto alla segretaria la quale gli ricordò che l’appuntamento delle
otto e trenta del giorno successivo era stato anticipato e che l’autista
sarebbe passato mezz’ora prima rispetto ai programmi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Una
volta seduto sui sedili in pelle della sua auto chiamò un numero che non aveva
intenzione di registrare nella rubrica, lo stesso del quale cancellava le tracce
dopo ogni chiamata o messaggio. L’altra persona rispose dopo pochi squilli.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Ciao!
Non siamo rimasti d’accordo di vederci domani sera?»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Sì,
be’… Meglio se non ci vediamo per un po’,» disse a bassa voce. Non era sicuro
di poter fare affidamento sulla discrezione del nuovo autista, «poi ti spiego.
Mi faccio sentire io.»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">L’inquietudine
ormai gli scorreva al posto del sangue, riusciva solo a pensare a titoli di giornale
che denunciavano uno scandalo ai suoi danni e a come questo avrebbe compromesso
la campagna elettorale. La vergogna che sarebbe calata su di lui, a poche
settimane dal voto, gli avrebbe fatto perdere popolarità. Il suo avvocato, pur
essendo un amico fidato, non sarebbe stato in grado di limitare i danni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Le
gocce di sudore che si stavano formando all’altezza delle tempie, iniziarono a
scendere perdendosi tra la barba.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Lascio
cadere il telefono sulla poltroncina, tornando a concentrarmi sul listino dei trattamenti
offerti dal centro estetico<i>. </i>Ma il
flusso di pensieri che cerco invano di fermare, torna a scorrere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sono
trascorsi tre lunghi anni e, nonostante le mie richieste, lui non ha lasciato
la moglie. Sono vissuta di promesse e attese, all’ombra di un’altra donna, ma
ora basta, o lei o me. Non c’è posto per entrambe nella vita di Maurizio Curti.
Io devo essergli accanto il giorno dell’elezione o nelle foto ufficiali che
mostrano il successo e il potere che negli anni si è guadagnato. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Erica
Sarti, sarà pure la moglie ufficiale di Maurizio, ma è una sempliciotta, una
che invece di godersi la vita con l’uomo di successo che ha sposato, viaggiando
e facendo strisciare la carta di credito nei negozi più esclusivi, neanche ha
lasciato il lavoro di infermiera alla clinica privata. «La moglie di un
industriale che fa l’infermiera! Ma su, è un’assurdità.» «Ma sai, ama fare del
bene, è la sua vocazione» mi ripeteva Maurizio per giustificare il
comportamento anomalo di Erica. Ed è proprio quel buonismo melenso ciò che lo
ha trattenuto dal chiedere il divorzio. Perché: «Poverina, non se lo merita.»
Ma io sono stanca di sentire queste giustificazioni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Quando
Maurizio si è candidato a sindaco di Roma, Erica non era nemmeno presente tra
le centinaia di sostenitori che applaudivano con entusiasmo appoggiando la
campagna elettorale. Io, al contrario, gli sarei stata sempre accanto. Non
avrei perso nessuna occasione per apparire elegante e raffinata: l’affascinante
first lady al fianco dell’uomo che l’ha resa orgogliosa e ricca.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Dopotutto,
Erica se l’è cercata. Avrebbe dovuto lasciarlo libero se non voleva vivere la
vita che lui le ha offerto. Non lo merita.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ma
io non mi faccio fregare: Linda Battistini è stufa di stare in disparte.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il
mio telefono squilla di nuovo. Sul display appare il numero che stavo
aspettavo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Ciao
Claudio. Il nostro amico ha finito il
lavoro?» chiedo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Tutto
sistemato» risponde.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Bene.»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Ci
vediamo domani mattina alla stazione.»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">«Sì,
certo… Ora scusami, ma sono molto occupata.» Appoggio il telefono, sorridendo
compiaciuta all’estetista che si sta prendendo cura delle mie unghie. Il futuro
che ho pianificato è lì ad attendermi: niente più ostacoli, niente più rischi.<o:p></o:p></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="line-height: normal; text-align: justify; text-indent: 35.45pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Siamo
finalmente liberi.<o:p></o:p></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-24330833516234426232017-05-19T11:22:00.003+02:002017-05-19T11:22:54.132+02:00Esercizi di stile: Sono partita. <div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Cari tutti,</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
sì lo so cosa state pensando: “Eccola lì, pure da
morta ci rompe con questa fissa per la scrittura!” Ma abbiate pazienza, sono le
ultime righe e poi non vi ammorberò più chiedendovi di leggere cose scritte da
me. Niente opere postume. Promesso.<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Vi scrivo perché, come avrete notato, il mio
vecchio corpo era ormai troppo stanco di portarmi a spasso e gli ho concesso la
meritata pensione. Ho avuto una vita piena, ricca di persone, incontri,
esperienze, arrivi e partenze, ho visto crescere i miei figli e diventare
adulti di cui sono orgogliosa, ho avuto il piacere di diventare nonna, di poter
leggere le mie fiabe ai nipoti e sono persino riuscita a conoscere due dei loro
figli. Ho scritto e fatto tanto in questa vita. Sono stata molte cose: donna,
madre, moglie felice, scrittrice, un ponte tra due culture, un orecchio al
quale sfogarsi, un approdo a cui tornare.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Ma ora per favore, levatevi dal viso quell'espressione
da funerale. Se il vecchio Lavoiser, che la sapeva lunga, aveva ragione
nell'affermare che “nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma” non
dovremmo essere spaventati da qualcosa che di fatto non esiste, poiché è
un’illusione creata dalla limitatezza dei nostri sguardi. Se questo principio
vale per l’energia di cui ogni cosa è formata, deve valere anche per l’anima.
Quindi festeggiate, auguratemi buon viaggio, perché sono partita. Non auguratemi
di riposare in pace perché quello lo farà solo il mio corpo che, se avete
seguito le mie ultime volontà, per la legge di cui sopra avrà già iniziato a
trasformarsi in humus e a fertilizzare le camelie e le rose in fondo al
giardino. E mi piacerebbe che guardando quei fiori riusciste a sentirmi ridere
e vi possiate ricordare che non sono finita in qualche buio oblio di umana
invenzione, ma che sono accanto a voi e sto anch'io godendo del profumo e dei
colori di quei petali.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Mi spiace che molti di voi temano la morte e che non riescano ad
accettare che si tratta solo di un passaggio da un’esistenza alla successiva,
una porta e niente più.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Mi pare di sentirvi borbottare: “Eccola con le sue
solite idee anticonformiste” brontolerà Luca; “A proposito, chi li prende i
suoi libri sulla reincarnazione, i Veda e le tradizioni sciamaniche? A me non
interessano” dirà Claudia, “A me i suoi budini vegani e quegli improbabili
esperimenti culinari non mancheranno per niente!” riderà Ilaria.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeljG7gBhgC9h1otNhBq05raoj6NFZ-QRCbZtFfbnWM2kne6qChiIIY2M7wEkkdTAyj8jP34z6ubM3rOv7fwZ1BgCjLHfoLVCvr9opeKdBSjEzpZnl2jLyqKB0Bn0nytqJnZtPjoC50aOA/s1600/luce.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeljG7gBhgC9h1otNhBq05raoj6NFZ-QRCbZtFfbnWM2kne6qChiIIY2M7wEkkdTAyj8jP34z6ubM3rOv7fwZ1BgCjLHfoLVCvr9opeKdBSjEzpZnl2jLyqKB0Bn0nytqJnZtPjoC50aOA/s1600/luce.jpg" /></a>Ecco, così vi vorrei: vivi, perché anche se io non
vi starò più intorno voi siete ancora vivi e in quanto tali vivete e ridete e
allontanate la tristezza della mia assenza. Rideteci su, ho solo iniziato un
nuovo giro di giostra e potete immaginare la fatica nel dover ricominciare
tutto da capo, tutta quella faccenda dei pannolini e i dentini e le pappine e
gli annessi e connessi…</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Ridete pure, tanto prima o poi capiterà anche a
voi!</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
Vi abbraccio<br />
S.<br />
<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
<br />
Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-26052947717830930702017-04-17T09:00:00.000+02:002017-04-17T09:00:14.916+02:00Terrazza<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 214.4pt; text-align: justify;">
Un lui, una lei ed una proposta... decente.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 214.4pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
«Vuoi vedere una cosa interessante?»</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
«Cosa?»</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
«Sali un attimo da me.»</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<i>Oh mamma, ecco la vecchia scusa
della collezione di farfalle.</i> «Mah, veramente mi piace stare qui, l’aria è
così fresca stasera. E avevi ragione, da questa panchina la vista è bellissima.»
<i>E c’è della gente intorno.</i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
«Ma cos’hai pensato, dai, non ti sto invitando a casa mia per
provarci,» ride, «voglio veramente farti vedere una cosa. Qualcosa che non hai
mai visto, ne sono sicuro.»</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
«Puoi darmi qualche indizio? Tipo se sono francobolli rari o farfalle
monarca allevate nell’armadio della tua camera da letto? Così per avere
un’idea…»</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
«Né farfalle né francobolli, tranquilla.» Ride di nuovo.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<i>Ah be’ allora…<o:p></o:p></i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
«Abito all’ultimo piano, ma c’è l’ascensore, sul tetto c’è una
terrazza che nessuno ha mai usato. Un anno fa ho iniziato a raccogliere del
materiale e ogni momento libero lo passo lì.» Si alza prendendo le chiavi dalla
tasca e si avvia verso il portone.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Gemma lo osserva, indecisa se seguirlo o lasciar perdere quel tipo
insolito incontrato solo due settimane prima all’università. È
un ragazzo interessante, condividono molti interessi e c’è qualcosa nei suoi
modi che fin da subito ha carpito la sua attenzione. Attende che lui sparisca
oltre il portone verde oliva e mettendo a tacere la vocina che sussurra con
insistenza di non fidarsi, lo segue nell’androne. Non è rimasto ad aspettarla e
l’ascensore è in movimento: secondo piano, terzo, quarto. Quando la luce si spegne
preme il pulsante e nell’attesa che l’argano riporti la cabina al piano terra,
controlla il cellulare. La batteria è al sessanta per cento. Almeno potrà
chiamare qualcuno, in caso di bisogno. <i>Ma
che pensieri! Mica per forza dev’essere un maniaco!</i> Ride di se stessa e di
come la mente elabori i pensieri creando associazioni di idee e immagini a
cascata, perlopiù negative.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Arrivata all’ultimo piano trova due porte di appartamenti e una breve scala
in cima alla quale c’è Gregorio, appena oltre una porta metallica che da sulla
terrazza. Sorride vedendola e nello sguardo gli nasce una luce somigliante a
quella che dipinge gli occhi dei bambini la mattina di Natale.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
«Vieni. Benvenuta nel mio regno.»</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Gemma esce con esitazione. Non può fare a meno di aprire la bocca per
lo stupore. La terrazza, che copre tutta la superficie del palazzo, è occupata
da varie strutture, serre fatte con materiali di recupero, vasche piene di
terra e piantine, semenzai e vasi un po’ ovunque. Ha l’aspetto di un orto botanico,
un giardino appeso tra cielo e città.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpM3VeBNd88EZYMlkPt8Gj_9KCdCOVysxyoM00rtEgBDVH_BSkGc3E27X5OOFo2eUC32IUS0BeXq5V0CbGmMCkCt52UJoUTB-2Fh2mC2kD54MnNtSNy-GcOsPJmfMqiSF4BiK5oGxKd02d/s1600/piante-da-terrazzo_M1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpM3VeBNd88EZYMlkPt8Gj_9KCdCOVysxyoM00rtEgBDVH_BSkGc3E27X5OOFo2eUC32IUS0BeXq5V0CbGmMCkCt52UJoUTB-2Fh2mC2kD54MnNtSNy-GcOsPJmfMqiSF4BiK5oGxKd02d/s1600/piante-da-terrazzo_M1.jpg" /></a>«Qui ci sono le talee.» La accompagna nella serra più piccola. «Mi sto
specializzando con le aromatiche, il rosmarino è fantastico, mi sta dando tante
soddisfazioni. Ah, e guarda questa. La stevia, ne parlava ieri il professor
Carli. Assaggia.» Ne strappa una foglia. «Il suo potere dolcificante è duecento
volte superiore allo zucchero.»</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
«È
un posto bellissimo, avevi ragione.»</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
«Ho anche una pianta di avocado, è molto delicata, ma guardala: non è
splendida?»</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
«Riesci a coltivare piante tropicali qui!»</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
L’entusiasmo dell’amico e la bellezza del luogo fanno sciogliere ogni
timore che l’aveva bloccata e Gemma si sente a casa. Seguono lunghe
chiacchierate e descrizioni minuziose dell’attività che Gregorio svolge nel suo
giardino segreto. Lasciano che la fresca brezza si impigli nei loro capelli e la
luce crepuscolare della sera li avvolga regalando tonalità viola ai teli delle
serre.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Il giardino sospeso di Gregorio diventa il loro laboratorio; dopo le
lezioni di botanica all’università prendono l’abitudine di trascorrere
pomeriggi e serate a coltivare e sperimentare in quell’esclusivo angolo di pace,
col tempo diviene il teatro di chiacchierate lunghe notti intere e discussioni,
ma anche luogo dove studiare o rilassarsi bevendo birra fresca dopo una
giornata afosa.</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Non rivelano a nessuno l’esistenza del giardino, anche se per Gemma è
difficile spiegare alle coinquiline che Gregorio è solo un amico e che quando
passa le notti in sua compagnia nessuno dei due dorme nel letto dell’altro. Le
amiche sembrano non voler capire, ma in fondo a lei non interessa.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-21977999794487318532017-04-14T15:00:00.001+02:002017-04-14T15:00:02.810+02:00Le mani<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Erano seduti da un’ora ormai.
Dopo essersi accavallate e rincorse, sputato accuse ed esploso bombe cariche di
insinuazioni, le parole sembravano esaurite, prosciugate. Gli occhi si
perdevano nei piatti pieni di cibo ormai freddo, scivolando poi nervosi tra gli
altri clienti del ristorante. Lui teneva le mani sul tavolo, strette in pugni
che gli sbiancavano le nocche. Lei si accaniva contro il tovagliolo che aveva
in grembo. Lui afferrò il Negramaro e indugiò sul proprio bicchiere, ma anziché
versarvi il vino, portò la bottiglia alla bocca lasciando che una generosa
quantità scivolasse in gola.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Lei lo guardò senza poter fare a
meno di emettere una risata nervosa. Si stropicciò le mani al di sopra del
piatto e impugnò coltello e forchetta per infierire su un’inerme filetto fino a
ridurlo in brandelli grandi quanto coriandoli. Quando ebbe finito posò le mani
ai lati del piatto ed emise un respiro lungo e sofferente. «Sono così stanca…» Scosse
la testa e spostò indietro la sedia per alzarsi.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Lui alzò la mano destra,
avvicinandola istintivamente a quella di lei.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Lei osservò quel movimento come
se il tempo si fosse preso una pausa: erano lì, nel loro ristorante preferito,
quello dove lui le aveva chiesto di sposarla, quello dove avevano cenato ad
ogni anniversario, lo stesso in cui ventidue anni prima si erano conosciuti
lavorando come camerieri per pagarsi gli studi. Erano cambiati, la vita li
aveva cambiati; restava solo l’ombra dei diciottenni sognatori e spregiudicati
le cui esistenze si erano fuse quella lontana sera di settembre. Le sembrò che
le persone agli altri tavoli si fossero zittite, tutte insieme, come le cicale
nei pomeriggi torridi, o che se ne fossero andate lasciandoli soli.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Nella mente di lui scorse lenta
l’immagine della sua mano che infilava all’anulare di lei un anello con
brillanti, quello che gli era costato tutti i gioielli d’oro di cui sua madre era
in possesso. La vide correre sulla spiaggia bianca in cui avevano trascorso la
luna di miele, piena di vita e progetti. E poi quel periodo avvolto dalle ombre,
infinito e paralizzante: il rapimento, le violenze subite, la paura di non fare
ritorno a casa, la sensazione di morte nel cuore; e lei che, quando finalmente
era stato ritrovato, si credeva ormai vedova. E poi il ritorno alla vita
quotidiana, la riabilitazione, gli occhi curiosi dei vicini. E lei che gli
rinfacciava di essere diverso, violento, che la persona che aveva sposato non
era la stessa che aveva fatto ritorno dall’incubo.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Lei tenne lo sguardo fisso alle
loro mani, distanti solo pochi centimetri. Trattenne il respiro e la mente la
portò indietro a quella sera in cui lui le aveva sfiorato la mano e lei aveva
sentito una scossa piacevole e inaspettata. Si erano guardati negli occhi e le
era sembrato che non potessero esisterne di un blu più intenso. E la leggera
pelle d’oca che a quel contatto le aveva avvolto la mano, salendo verso il braccio,
aveva raggiunto la nuca provocandole un sorriso involontario. Riprese a
respirare scoprendo di avere gli occhi lucidi e una gran voglia di piangere.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
La mano di lui sfiorò le dita di
lei e si bloccò, indecisa se proseguire e raggiungere l’obiettivo o fare marcia
indietro. Era un gesto automatico o dettato da un suo reale bisogno di contatto
fisico? O dal senso del dovere che lo spingeva a confortare la donna con cui nel
bene e nel male aveva condiviso giorni, mesi e anni? Scendere a toccare la sua
pelle poteva provocare in lei speranze o false illusioni.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Fu lei a rompere l’indugio di
cui il marito sembrava vittima e a lasciare che la propria mano andasse
incontro a quella di lui, rivolse il palmo verso l’alto e si ancorò alle sue dita
lasciando che dagli occhi piovessero tutte le lacrime che erano rimaste a lungo
in attesa.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Lui rispose a quella stretta senza
esitazione e sfiorò il nero liquido degli occhi di sua moglie con la luce blu del
proprio sguardo.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Appena lei scoppiò in un pianto
convulso, l’incantesimo di cui erano stati vittima si sciolse, si resero conto
di non essere soli e che molti dei clienti li stavano osservando incuriositi.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Usciamo» disse lei
singhiozzando.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Sì, andiamo a casa.»</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</span></div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-51105072599761555452017-04-11T19:09:00.002+02:002017-04-11T19:16:14.448+02:00Slow motion<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b>Raccontare un'esperienza attraverso un esercizio di scrittura. L'apparizione improvvisa di un animale sulla scena, un attimo che modifica lo scorrere del tempo. E le reazioni umane, le emozioni che produce in chi ne diventa testimone.</b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
"Siamo in viaggio da meno di
un’ora, l’autostrada è circondata dal buio e come un placido fiume d’asfalto si
lascia solcare dalla nostra auto nella quasi totale assenza di altri mezzi.
Guard rail a destra, siepe a sinistra. Mancano pochi chilometri alla nostra
uscita.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
In auto nessuno parla, sono
quasi le due e qualcuno si è appisolato, i bambini dormono esausti per la
giornata piena, mio marito guida ascoltando la radio a un volume così basso che
il suono riempie a malapena la parte anteriore di abitacolo. Sono seduta
dietro, nel posto centrale. Osservo la strada e mi lascio ipnotizzare dalla
striscia di metà carreggiata: i suoi tratteggi mi conducono in un altrove leggero
dove il sonno si fa pesante sulle palpebre e fare resistenza è davvero
difficile. Ma non voglio dormire, devo parlare di tanto in tanto per
assicurarmi che mio marito non venga vinto da un colpo di sonno.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Sto per abbandonarmi all’insistenza
delle palpebre quando in una frazione di secondo un numero imprecisato di
immagini, pensieri e reazioni umane si accavallano. Qualcuno deve aver premuto
il tasto slow motion: una macchia cangiante si materializza di fronte a noi. Un
cane dal pelo candido, di grosse dimensioni sbuca dalla siepe, si immobilizza,
la luce dei fari rende i suoi occhi due fessure spettrali. Mio marito ha a
malapena il tempo di formulare il pensiero di spostare il piede
dall’acceleratore al freno. Grido terrorizzata. Non si sposta, non farà in
tempo a spostarsi, non faremo in tempo a frenare, lo stiamo investendo. Chi si
era addormentato viene svegliato di soprassalto dalle mie grida e dallo
stridore della frenata. Gli siamo addosso, i fari si spengono, l’animale colpisce
la nostra auto e finisce sotto le ruote.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
I bambini si sono svegliati e
piangono per lo spavento. L’auto sbanda leggermente e un attimo dopo siamo
fermi sulla corsia d’emergenza, con le frecce posteriori come unica
segnalazione della nostra presenza.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Siamo tutti scossi, l’auto è
danneggiata, non si riaccende. Paraurti, targa e altri componenti sono andati
persi, inghiottiti dal buio. Del grosso cane nessuna traccia, non è certo
sopravvissuto ad un impatto con un’auto a centotrenta chilometri orari. Sono
colpita da una doccia fredda fatta di rabbia, dolore e sollievo. Perché è
impensabile un’autostrada senza barriere che impediscano l’attraversamento di
persone e animali; è tremendo guardare negli occhi un animale con la certezza
che sta per morire di una morte violenta a causa tua; ma poteva andare peggio,
potevamo sbandare e finire fuori strada. Poi succede qualcosa che non mi
aspetto, sono seduta accanto al guard rail e mi sento svuotata e un senso di
leggerezza mi invade: in fondo stiamo bene, i bambini si sono già
riaddormentati, il cugino di mio marito sta venendo a prenderci e ci trainerà
fino a casa. Domani penseremo alla macchina e a come affrontare il viaggio di
ritorno in Italia.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Passeranno molte notti prima che
quegli occhi di spettro smettano di entrare nei miei sogni fissandomi con
insistenza.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
E se… se mio marito quella sera
non si fosse abbandonato a un’azzardata inversione a u nel centro di Rabat,
l’agente non ci avrebbe visto, fermato e fatto una multa. Se non avessimo perso
quei dieci minuti, quel cane sarebbe uscito dalla siepe dopo il nostro
passaggio e forse sarebbe ancora vivo. Forse."</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b style="font-family: times, "times new roman", serif; font-size: small; text-indent: 0px;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</b></div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-35558770586452516022017-03-13T18:01:00.000+01:002017-03-13T18:01:57.774+01:00L'orchestra<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<b> Scrivere come piacevole passatempo o come costante esercizio mentale, scrivere perché se ne sente il bisogno o perché si ha </b><b>qualcosa </b><b>da dire. Si può scrivere per tanti motivi, io lo faccio perché è una necessità, un bisogno di svuotare la mente e creare storie e trame, personaggi e ambientazioni. Di seguito un esercizio che ho svolto durante il corso di scrittura creativa presso la Scuola Carver, incentrato sul focus tra personaggio e ambientazioni.</b></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b><br /></b></div>
<b>L’orchestra.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Il fischio del capotreno riempì
l’aria di addii soffocando i saluti tra la donna col cappotto rosso e l’uomo
smunto e allampanato che le stava di fronte. Lui abbassò la visiera del cappellino
coprendosi il viso pallido e con passo pesante si avviò verso l’uscita della
stazione. Claudicante a causa di un proiettile che aveva reso la sua andatura
incerta, trascinò gli scarponcini in pelle di coccodrillo oltre le porte a
vetri della palazzina stile liberty per raggiungere il parcheggio, dove una
Jaguar nera lo attendeva col motore acceso.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«È andata» disse Klaus che sprofondando
nel sedile richiuse la portiera. Diede un’occhiata all’orologio: «Abbiamo
qualche ora prima dell’arrivo di Emma.» Si sbottonò la giacca e accompagnò alla
bocca il sigaro che aveva l’abitudine di portare nel taschino interno, senza
mai realmente fumarlo. «Una puntatina ai cavalli?»</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Eh, perché no.» Gabriele
ingranò la prima e partì facendo stridere le gomme.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Il lungo viale ornato di platani
secolari che dalla stazione portava al centro cittadino era un tappeto di
foglie di ogni gradazione di rosso. La Jaguar lo percorse a gran velocità, incurante
delle numerose pozzanghere che avrebbero schizzato chi camminava lungo il marciapiede.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Voglio portarla al Ristorante
La Rocca. Se lo merita» disse Klaus fissando un punto indefinito oltre il
parabrezza.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«E l’appuntamento con Baldini stasera,
per la consegna?»</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Possiamo vederlo dopo che
l’avrò riaccompagnata in albergo. Meglio se non s’incontrano.»</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
L’auto s’incanalò nel flusso del
traffico mattutino, tra finestrini appannati per la forte umidità e pedoni
avviluppati in giacche e cappotti, autobus fermi davanti alle pensiline e fastidiosi
lavori in corso. Uscirono velocemente dalla città lasciandosi inghiottire dalla
fitta nebbia della periferia in direzione dell’ippodromo.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Pensi che Emma manterrà la
promessa?» chiese Gabriele con aria cupa. «Di andarsene.»</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Vuole cambiare aria, partirà
con sua madre. Parlava del Sudamerica.»</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Quindi non la vedremo mai più»
strinse con forza il volante e le nocche impallidirono.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Lascia perdere, non le sei mai
piaciuto. Niente scenate, chiaro? E poi lei non ci serve più, meglio che
sparisca.» Klaus diede attenzione a ciò che scorreva oltre il finestrino alla
sua destra mettendo fine alla conversazione. Non vide lo sguardo rabbioso di
Gabriele alle sue spalle.</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Quella sera avrebbero
festeggiato il loro ultimo colpo da maestri, organizzato fin nei minimi
dettagli e portato a segno da una squadra ben addestrata. Era come
un’orchestra, ogni membro doveva mantenersi al proprio posto a suonare lo
strumento che conosceva meglio, limitarsi ad eseguire la parte assegnata
evitando di improvvisare. Sapevano bene che per nessun motivo era consentito
contraddire Klaus, il direttore di quell'orchestra; colui che muovendo la
bacchetta dirigeva il ritmo di violini e contrabbassi, clarinetti e tromboni,
creando di volta in volta le giuste sinfonie e un’esecuzione impeccabile, con
tanto di coup de theatre finale.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b style="font-family: times, "times new roman", serif; font-size: small; text-indent: 0px;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</b></div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-67491808570458933332017-02-09T12:45:00.000+01:002017-03-13T17:54:26.358+01:00Labirinti letterari<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> Tra i tanti esercizi di scrittura e gli appunti sparsi, ci sono varie prove di "inizi". Gli incipit sono sempre la vetrina migliore che una storia possa esporre come biglietto da visita per il lettore curioso, quelle prime righe che lo prendono per mano e hanno il potere di coinvolgerlo a tal punto da nutrire la sua curiosità e indurlo a proseguire, riga dopo riga attraverso la narrazione.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> Scrivere incipit è molto stimolante, permette di partire dal punto zero entrando a passo svelto nell'azione di una storia, in medias res. Ne ho tanti, accumulati e tenuti da parte in vista di possibili usi futuri.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> Eccone uno che mi ha dato particolare soddisfazione in corso di stesura:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
Labirinti.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Avanzava nei cunicoli, macinando
terra umida sotto le suole gommose delle Clarks. Anche se la fuga nelle
catacombe gli aveva dato un certo vantaggio, i suoi aggressori non sembravano
intenzionati a mollare e, si sa, un testimone scomodo è quasi sempre un uomo morto.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Marcus decise di concedersi un
attimo per prendere fiato e riorganizzare le idee. Mise una mano in tasca e
prese il cellulare sfiorandolo per far tornare in vita lo schermo ma, com'era
prevedibile, la batteria lo aveva abbandonato.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Era stato nel sottosuolo semibuio
di Torino altre volte con visite guidate e torce elettriche per illuminare le gallerie,
una volta persino per un concerto di musica sacra. Ora, quel labirinto di
stretti passaggi lo soffocava come un budello senza fine. Doveva trovare la sala
dell’altare popolata da angeli e demoni intenti a rappresentare l’eterna lotta
tra bene e male, sapeva che da lì era possibile tornare in superficie, dove
cercare aiuto.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Si sentiva addosso lo sguardo pesante
di quell'infinità di orbite vuote, teschi che un tempo avevano ospitato anime e
vissuto vite, oggi incastonati come pietre preziose nelle pareti terrose nella
città dei morti.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Il silenzio umido che lo
circondava si animò di un calpestio sommesso. Marcus si rannicchiò contro la
parete, il respiro si fece affannoso e temette che i rintocchi del suo cuore
potessero essere udibili anche a metri da lui. Si spostò verso una nicchia che ospitava
delle reliquie, sembrava abbastanza buia per non farsi notare. Scostò con
delicatezza le ossa per entrarvi e accucciarsi nell'ombra. <i>Scusa,</i> pensò sentendosi immediatamente stupido; al proprietario di
quei resti non doveva importare un granché se venivano profanati.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
I passi si avvicinarono e
sostarono a lungo di fronte alla nicchia; poi gli scarponi neri arretrarono di
qualche passo. Marcus sudò freddo temendo che le proprie impronte fossero
visibili e che l’uomo stesse controllando il terreno. Se lo avesse scoperto
sarebbe morto lì e i suoi resti si sarebbero mescolati a quelli dei poveri
sventurati che già abitavano quei luoghi e, cosa peggiore, nessuno sarebbe mai
venuto a saperlo.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Ruben» gracchiò la radio alla
cintola dello sconosciuto, «all'entrata est.» Si allontanò stringendo la
pistola in una mano e la torcia nell'altra.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Marcus poté riprendere a
respirare. Attese che i passi si spegnessero nel buio e uscì da quel giaciglio
improvvisato. Camminò rapidamente nella direzione opposta augurandosi che fosse
quella che conduceva alla via d’uscita, pregando che il rumore dei suoi passi
non attirasse l’attenzione. Corse, quasi volando, svoltò a destra e poi a
sinistra, un altro corridoio e la stanza dell’altare si aprì davanti a lui. La
ripida scalinata in cima alla quale filtravano fasci di luce naturale condusse
Marcus nell’atrio di Palazzo Saluzzo. Lasciò che l’aria fresca gli ripulisse i
polmoni e attraversò il cortile interno per raggiungere la strada. Qui si
guardò attorno nella speranza di scorgere una pattuglia o dei vigili urbani.
Percorse metà isolato e finalmente intravide un’auto con lampeggiante e due
agenti poco lontano. Iniziò a correre nella loro direzione agitando la mano per
farsi notare.</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
«Agente! Hanno ucciso un uomo.
Sono nelle catacombe. Mi stanno seguendo.»</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Bene, se state pensando: "e ora? Cosa è successo? Come andrà a finire?" il mio scopo è stato raggiunto.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b style="font-family: times, "times new roman", serif; font-size: small; text-indent: 0px;">Tutti i diritti riservati. Vietata la copia anche parziale.</b></span></div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-28279768502160797412017-01-12T23:02:00.002+01:002017-01-12T23:02:34.430+01:00Concorso 6 romanzi in cerca d'autore su Kobo di Mondadori<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<span style="font-size: large;"> Qualche mese fa Kobo Writing Life ha indetto un concorso per opere edite in self-publishing al quale ho deciso di partecipare con il mio romanzo Una porta sul passato.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<div>
<span style="font-size: large;"> Chi possiede un account Mondadori o Kobo può scaricare l'anteprima gratuita o il romanzo stesso ed esprimere la propria valutazione, potete accedere da <a href="https://www.kobo.com/us/it/ebook/una-porta-sul-passato" target="_blank">Kobo Store</a> e inserire la valutazione in fondo alla pagina.</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"> C'è tempo fino al 20 febbraio per votare il libro, dopo questa data i primi 24 classificati verranno valutati da una giuria di esperti nel campo dell'editoria e della scrittura ed entro fine maggio verranno decretati 6 vincitori: 3 nella categoria inediti e 3 nella categoria self-publishing.</span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div>
<span style="font-size: large;"> Allora che aspettate, andate sul sito <a href="https://www.kobo.com/us/it/ebook/una-porta-sul-passato" target="_blank">Kobo Writing Life</a> e votate, votate, votate!!</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<h1 class="visually-hidden" style="background-color: white; border: 0px; box-sizing: border-box; clip: rect(0px 0px 0px 0px); color: #b9002c; font-family: "Trebuchet MS", "Lucida Grande", "Lucida Sans Unicode", "Lucida Sans", Tahoma, sans-serif; font-size: 80px; font-weight: 400; height: 1px; letter-spacing: -0.048em; line-height: 1.1; margin: -1px; overflow: hidden; padding: 0px; position: absolute; text-rendering: optimizeLegibility; text-transform: uppercase; width: 1px;">
6 ROMANZI IN CERCA D'AUTORE</h1>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7435340657814988627.post-19108677742403038132016-12-01T11:40:00.001+01:002016-12-01T11:40:12.140+01:00Esercizi di scrittura.<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> Siccome scrivere è anche e soprattutto esercizi ed esercitazioni, prove, appunti, false partenze e tutto quello che ne deriva, ho una certa quantità di quaderni e fogli volanti, a volte ritagli di giornale dove l'unica parte bianca è riempita dalla mia calligrafia confusa, frutto di un attimo che non poteva attendere e la necessità di imprimere nel persempre intuizioni e ispirazioni dall'animo volatile.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> Spesso quella necessità prende in momenti poco consoni e succede che mentre si sta guidando si abbia un flusso di pensieri così ben articolati che è un peccato lasciarli svanire come fumo e non riuscire più ad afferrarli quando saremo, magari ore dopo, comodamente seduti a casa con carta e penna alla mano. E così ci si ritrova ad accostare l'auto in un minuscolo spiazzo a lato della strada per infilare le mani nella borsetta alla disperata ricerca di quel quadernino che sappiamo essere lì, tra scontrini vecchi di mesi e moneta, giochi dei nostri figli e carte appiccicose di caramelle. E per qualche istante ci si concede di essere tutt'uno con il foglio bianco, ringraziando con un sorriso la minuscola matita dell'Ikea per avere ancora un qualche millimetro di punta, giusto giusto la misura che serve per annotare quei pensieri sparsi, ma che siamo certi ci torneranno utili in un secondo momento. Prima o poi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> Poi ci sono i dialoghi dei personaggi, e quelli meritano un capitolo a parte.</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span><span style="font-size: 11pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">È </span></span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">interessante l'espressione di incredulità e finta noncuranza di chi ti ascolta raccontare ("Questa è fuori come un balcone!" immagino pensi). Sì perché scrivendo un romanzo si ha spesso l'impressione di non essere affatto soli nella propria mente; con la sensazione di essere guidati, quasi che qualcuno ci sussurrasse le parole da scrivere. Ebbene, con i personaggi è così, hanno spesso l'ardire di chiacchierare tra loro! A volte l'unico modo per farli stare tranquilli è trascriverne i dialoghi, così le loro voci si zittiscono e si può proseguire nella narrazione.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> Ma posso assicurare il lettore che questo "sentire le voci" non è un sintomo di follia, ma è cosa comune tra chi scrive. Mi raccontava un po' di tempo fa Jane Johnson, una scrittrice inglese, di quanto anche lei si senta vittima di questo affollamento mentale. "Non sono mai sola nel periodo di stesura di un romanzo," ha detto "è tutto un viavai di personaggi: parlano, vogliono fare cose, litigano tra loro!".</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> La cosa divertente della scrittura è senz'altro seguire il flusso. Tenere testa all'apparizione mentale delle parole e riuscire a trascriverle prima che si mescolino con le successive, riuscire a non fermarsi ogni tre o quattro con l'impulso di correggere, cancellare, sostituire con sinonimi più adeguati al contesto, eccetera. Quello si può fare successivamente, c'è tempo per la revisione, e sprecare il magico momento del flusso d'ispirazione per rincorrere la correttezza grammaticale è un peccato.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> Era più o meno il 1995 quando <a href="https://www.ibs.it/scrivere-zen-manuale-di-scrittura-libro-natalie-goldberg/e/9788834009086" target="_blank">Scrivere zen</a>, un manuale di scrittura creativa di Natalie Goldberg, mi ha attirato a sé dallo scaffale della biblioteca. Un libro che ho amato sin dalle prime pagine e che è stato il mio primo vero incontro con la scrittura creativa. Scrivere come cura, come auto-aiuto, come fuga dalla quotidianità, come nido caldo nel quale rifugiarsi senza temere giudizi o invasioni nell'intimità dei propri pensieri. E da lì non ho mai veramente smesso.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> Uno dei tanti consigli della Goldberg è di prendere carta e penna e lanciarsi in brainstorming* selvaggi; accettare le parole che come fiumi in piena fluiscono portentose attraverso la punta della penna lasciando segni curvilinei sul bianco del foglio, accettarle sospendendo il giudizio, permettere loro di prendere forma senza costringerle all'interno dei margini stampati dei quaderni, senza badare alla grafia lasciare che corrano e riempiano liberamente ogni interstizio. Accettare che scavando in profondità, tirino fuori segreti o lati nascosti di noi stessi, prendere atto che quel qualcosa sono concetti reali, appartenuti al nostro intimo e che in quanto tali vanno rispettati.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> Ho fatto un numero imprecisato di esercizi di brainstorming e ancora ne conservo i fogli. Cose scritte rigorosamente a mano, perché resto dell'idea che il legame cervello-mano-penna sia la via più veloce di scrivere, almeno per la sottoscritta.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> Esistono svariati corsi di scrittura creativa e di scrittura in generale: on line, gratuiti, a pagamento, scuole e accademie, manuali e libri con esercizi. Ma l'ingrediente che più conta è la costanza, e se la scrittura è una passione, una necessità, non c'è bisogno di alcuna imposizione, la voglia di scrivere viene da sé, così affinare la tecnica diventa un lavoro estremamente piacevole.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">*brainstorming è una parola inglese che indica </span><span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;">"la formazione delle idee" che avviene nel</span><span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;">le brevi riunioni tra collaboratori di una stessa azienda, una sorta di "liberazione della mente attraverso una tempesta cerebrale".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
Sara Tacchini Hmichahttp://www.blogger.com/profile/07044367935507775791noreply@blogger.com0