giovedì 1 dicembre 2016

Esercizi di scrittura.

    Siccome scrivere è anche e soprattutto esercizi ed esercitazioni, prove, appunti, false partenze e tutto quello che ne deriva, ho una certa quantità di quaderni e fogli volanti, a volte ritagli di giornale dove l'unica parte bianca è riempita dalla mia calligrafia confusa, frutto di un attimo che non poteva attendere e la necessità di imprimere nel persempre intuizioni e ispirazioni dall'animo volatile.
    Spesso quella necessità prende in momenti poco consoni e succede che mentre si sta guidando si abbia un flusso di pensieri così ben articolati che è un peccato lasciarli svanire come fumo e non riuscire più ad afferrarli quando saremo, magari ore dopo, comodamente seduti a casa con carta e penna alla mano. E così ci si ritrova ad accostare l'auto in un minuscolo spiazzo a lato della strada per infilare le mani nella borsetta alla disperata ricerca di quel quadernino che sappiamo essere lì, tra scontrini vecchi di mesi e moneta, giochi dei nostri figli e carte appiccicose di caramelle. E per qualche istante ci si concede di essere tutt'uno con il foglio bianco, ringraziando con un sorriso la minuscola matita dell'Ikea per avere ancora un qualche millimetro di punta, giusto giusto la misura che serve per annotare quei pensieri sparsi, ma che siamo certi ci torneranno utili in un secondo momento. Prima o poi.
    Poi ci sono i dialoghi dei personaggi, e quelli meritano un capitolo a parte. È interessante l'espressione di incredulità e finta noncuranza di chi ti ascolta raccontare ("Questa è fuori come un balcone!" immagino pensi). Sì perché scrivendo un romanzo si ha spesso l'impressione di non essere affatto soli nella propria mente; con la sensazione di essere guidati, quasi che qualcuno ci sussurrasse le parole da scrivere. Ebbene, con i personaggi è così, hanno spesso l'ardire di chiacchierare tra loro! A volte l'unico modo per farli stare tranquilli è trascriverne i dialoghi, così le loro voci si zittiscono e si può proseguire nella narrazione.
    Ma posso assicurare il lettore che questo "sentire le voci" non è un sintomo di follia, ma è cosa comune tra chi scrive. Mi raccontava un po' di tempo fa Jane Johnson, una scrittrice inglese, di quanto anche lei si senta vittima di questo affollamento mentale. "Non sono mai sola nel periodo di stesura di un romanzo," ha detto "è tutto un viavai di personaggi: parlano, vogliono fare cose, litigano tra loro!".

    La cosa divertente della scrittura è senz'altro seguire il flusso. Tenere testa all'apparizione mentale delle parole e riuscire a trascriverle prima che si mescolino con le successive, riuscire a non fermarsi ogni tre o quattro con l'impulso di correggere, cancellare, sostituire con sinonimi più adeguati al contesto, eccetera. Quello si può fare successivamente, c'è tempo per la revisione, e sprecare il magico momento del flusso d'ispirazione per rincorrere la correttezza grammaticale è un peccato.
    Era più o meno il 1995 quando Scrivere zen, un manuale di scrittura creativa di Natalie Goldberg, mi ha attirato a sé dallo scaffale della biblioteca. Un libro che ho amato sin dalle prime pagine e che è stato il mio primo vero incontro con la scrittura creativa. Scrivere come cura, come auto-aiuto, come fuga dalla quotidianità, come nido caldo nel quale rifugiarsi senza temere giudizi o invasioni nell'intimità dei propri pensieri. E da lì non ho mai veramente smesso.
   Uno dei tanti consigli della Goldberg è di prendere carta e penna e lanciarsi in brainstorming* selvaggi; accettare le parole che come fiumi in piena fluiscono portentose attraverso la punta della penna lasciando segni curvilinei sul bianco del foglio, accettarle sospendendo il giudizio, permettere loro di prendere forma senza costringerle all'interno dei margini stampati dei quaderni, senza badare alla grafia lasciare che corrano e riempiano liberamente ogni interstizio. Accettare che scavando in profondità, tirino fuori segreti o lati nascosti di noi stessi, prendere atto che quel qualcosa sono concetti reali, appartenuti al nostro intimo e che in quanto tali vanno rispettati.
    Ho fatto un numero imprecisato di esercizi di brainstorming e ancora ne conservo i fogli. Cose scritte rigorosamente a mano, perché resto dell'idea che il legame cervello-mano-penna sia la via più veloce di scrivere, almeno per la sottoscritta.

   Esistono svariati corsi di scrittura creativa e di scrittura in generale: on line, gratuiti, a pagamento, scuole e accademie, manuali e libri con esercizi. Ma l'ingrediente che più conta è la costanza, e se la scrittura è una passione, una necessità, non c'è bisogno di alcuna imposizione, la voglia di scrivere viene da sé, così affinare la tecnica diventa un lavoro estremamente piacevole.


*brainstorming è una parola inglese che indica "la formazione delle idee" che avviene nelle brevi riunioni tra collaboratori di una stessa azienda, una sorta di "liberazione della mente attraverso una tempesta cerebrale".

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