sabato 30 maggio 2015

Serata di presentazione del libro "Una Porta sul Passato"



  Sono lieta di invitarvi alla presentazione del mio libro che avrà luogo venerdì 5 giugno alle ore 20.45 presso la Sala Centro Open di Tassullo (Tn). Nel corso della serata avremo il piacere di godere dei ritmi del deserto attraverso le percussioni di Lahcen Aouassou e di assaporare pasticcini e tè marocchino.

  Vi aspetto numerosi per trascorrere una serata alla scoperta di mondi lontani...

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Vi ricordo che il libro è disponibile sul sito amazon.it in doppia versione: cartacea ed ebook.




giovedì 28 maggio 2015

Diario di viaggio IV: Lungo la via per Tafraout e le valli dei mandorli in fiore


Pista sabbiosa attraverso la Valle dell'Ameln,
tra mandorli in fiore e alberi di argan
 Lasciamo a malincuore la splendida Ait Benhaddou scendendo verso sud, per andare incontro alla nostra prossima tappa: Tafraout. Percorrendo la regionale 106 che attraversa altipiani e vallate, arrampicandosi su crinali scoscesi e regalando una vista mozzafiato e panorami di rara bellezza.
  La natura così fiera e solenne di questi luoghi, sembra non risentire ancora dell'aggressività di noi esseri umani, restando così, domata solo a metà, com'è giusto che sia. Originaria e pungente. Intoccabile quasi.

  Sulla nostra strada incontriamo molti villaggi, adagiati accanto al letto di un fiume stagionale, asciutto in questo periodo dell'anno, e i loro abitanti: pastori, agricoltori e mercanti un tempo nomadi, divenuti stanziali.
  E' quasi il tramonto e cominciamo ad accusare un po' di stanchezza per le ore di guida su strade impervie e piene di intoppi - perlopiù la mancanza quasi totale dei ponti in cemento e di interi tratti della carreggiata, portati via dalle anomale piene dello scorso novembre -. Oltre una curva, nei pressi del villaggio di Tighrman, appaiono due ragazze che passeggiano in compagnia di un capretto dal manto candido. Il contrasto è molto forte: le due giovani indossano un velo nero dai bordi colorati che copre quasi per intero la loro figura. Solo in seguito scoprirò che le donne del sud vestono quasi esclusivamente di nero e che i simboli e i colori sui bordi dei loro veli cambiano a seconda del clan cui appartengono, rendendo possibile a colpo d'occhio determinare da quale villaggio provengano. I loro sorrisi ci incantano e quando alzano le mani davanti a loro chiedendoci di fermare l'auto, lo facciamo con piacere e curiosità.
Primavera nei dintorni di Tafraout
  Mio marito le saluta e iniziano a chiacchierare. Scrutano all'interno della macchina, incuriosite dal fatto che un uomo marocchino abbia una moglie così pallida e vestita all'occidentale!
Parlano solo in tifinagh (berbero) e marocchino, non hanno mai frequentato la scuola e di conseguenza non conoscono né il francese né l'inglese. Ridono timidamente, coprendosi di tanto in tanto la bocca con un lembo di velo, quasi a voler nascondere la loro curiosità nei nostri confronti. Ci fanno un po' di domande, su di noi, la nostra provenienza e i bambini seduti sui sedili posteriori; i quali sono insolitamente silenziosi, con occhi curiosi e bocche aperte.
  Le due giovani non smettono un attimo di sorridere e di parlare. Le trovo bellissime e resto affascinata dal loro portamento e dal suono della lingua che parlano. Mio marito traduce e mi confessa di non capire il cento per cento di quanto dicono; ogni regione presenta sfumature nella lingua difficilmente comprensibili da chi non la parla con continuità.
  Salutate le nostre nuove amiche rianimiamo il motore dell'auto e ci dirigiamo verso il punto in cui il viola del cielo incontra le cime delle montagne che ci circondano. Non posso trattenermi dal prendere il mio quaderno e riempire pagine di appunti su questo incontro inaspettato e mi accorgo con stupore e delusione che non ho chiesto i loro nomi, né approfittato del momento per concederci una foto insieme. Peccato. Vista la loro spontaneità, dubito che avrebbero rifiutato.
  Questo incontro mi ha fatto riflettere sul fatto che vivendo in luoghi tanto isolati e sperduti tra le montagne, collegati da strade su cui difficilmente ci si imbatte in altre auto, turisti o viaggiatori, gli abitanti nascono e crescono restando legati al loro villaggio o spostandosi a quello vicino. Il fatto che non abbiano frequentato la scuola ha sicuramente garantito alla loro famiglia aiuto in casa e con le greggi. Da qualche anno il re Mohamed VI ha imposto a tutto il regno l'istruzione obbligatoria. Come influirà questo nelle tradizioni dei piccoli villaggi? I giovani vorranno ancora restare accanto alle famiglie o preferiranno andare a studiare altrove, nelle grandi città, per poi non tornare nei luoghi d'origine, abbandonando così la vita tradizionale?
  Resto con questo quesito che mi ronza in testa mentre il cielo si oscura regalandoci un manto stellato senza confini. Quando, dopo parecchi chilometri di strada sterrata, arriviamo finalmente a Tafraout è ormai buio pesto; chissà com'è il panorama attorno al nostro albergo.
  Al nostro risveglio la sorpresa è tanta: il deserto roccioso con montagne aride e solenni ci avvolge, sembra di essere approdati in un altro mondo. Quante sorprese questo viaggio! Voglio godermi ogni istante. Colazione sotto il portico e siamo pronti per un'altra giornata di foto ed esplorazione.

Rosse emozioni
Improbabili unioni
Piccoli esploratori crescono!
Abbracci spinosi tra due piante di argan

Parata per l'inaugurazione di una nuova cooperativa femminile

Agrd Odad
Al nostro risveglio...
Pietre pittate ad Agard Oudad
Equilibri


mercoledì 27 maggio 2015

Colonne sonore


La scrittura e la musica vanno spesso a braccetto. Una melodia può essere d'ispirazione emozionando e aiutando a cogliere aspetti nascosti che altrimenti non ci sarebbero svelati. Ci smuove nel profondo, portando in superficie sentimenti sopiti o ricordi ricacciati nell'oscurità di certi angoli dimenticati.
Il processo di scrittura richiede concentrazione e autodisciplina, ma questo non significa che si debba per forza scrivere nella silenziosa solitudine della propria stanza; personalmente alterno momenti di religioso silenzio ad altri, la maggioranza, in cui ho bisogno di un sottofondo, una melodia, una voce che accompagni le parole nel percorso dalla mente al foglio.
Un po' come avviene per il cinema, in cui le scene dei film hanno un impatto emotivo notevole anche grazie alla loro colonna sonora che, come dice la parola, fa da colonna vertebrale alla storia. Gli occhi tristi dei due innamorati nel momento in cui si dicono addio o la loro gioia quando si giurano amore eterno, una scena dinamica, come un inseguimento ricco di adrenalina o l'agguato del killer che sorprende la vittima, non sarebbero così impattanti se non avessero una musica adatta a fare da accompagnamento.
Immaginando la scena e vedendola svolgersi nella mia mente, ne sento e colgo maggiormente le sfumature grazie alla musica, ecco perché nei miei momenti "scrittevoli" non può mancare.

Alcune canzoni dalla mia playlist di stesura di Una porta sul passato:

Florence + the Machine: la grande, incredibile voce di Florence Welch è, e sarà sempre, in grado di evocare le parole pronunciate da Simone, la luce dei suoi occhi e le sensazioni che lei stessa ha provato nella storia narrata dal libro. Ecco alcune delle tracce che amo maggiormente:

- No light, No light
- Never Let Me Go
- Seven Devils
- Landscape
- Leave My Body
- Heartlines
- Drumming Song
- Heavy In Your Arms
- What The Water Gave Me



E poi i Muse, la cui musica mi è d'ispirazione:

- Neutron Star Collision
- Undisclosed Desires
- Time Is Running Out
- Sing For Absolution
- Save Me
- Guiding Light
- Super Massive Black Holes
- Hysteria
e tante altre ancora.

Buon ascolto e... lasciatevi ispirare.

giovedì 14 maggio 2015

Autore del giorno: Sara Tacchini Hmicha sul blog Un cuore per la stessa passione di Elisa & Victory

Buongiorno, oggi segnalo la lunga intervista che mi è stata sottoposta dal blog Un cuore per la stessa passione e che potete leggere a questo link:

Eccone alcuni estratti:

D. - Secondo te per essere definiti SCRITTORI, cosa bisogna fare? Basta avere un libro o un diario nel cassetto di casa oppure è sufficiente comparire nello store di Amazon oppure bisogna aver raggiunto almeno un tot di vendite oppure bisogna essere pubblicati da una delle maggiori case editrici italiane oppure lo si diventa solo quando un regista decide di girare un film sulla tua storia?

R. - Ma scrittore si è o si diventa? Ho sempre pensato che uno scrittore fosse colui che ha potuto trasformare la sua passione in un mestiere e che questo mestiere gli permette di pagare le bollette e il mutuo... Sono molto lontana da quel traguardo, pertanto al momento mi definisco semplicemente un’autrice. Se però vado a prendere il dizionario, alla voce scrittore trovo: chi scrive opere con intento artistico, chi si dedica all’attività letteraria, autore di un determinato scritto. Stando a questo, anch'io dunque mi posso definire tale.

Parlando di Una porta sul passato.

D. - Com'è nata l’idea per questa storia?

R. - Ho voluto raccontare la storia di una donna della mia età e il suo percorso in un’esistenza costellata da problemi comuni a molte donne, come il divorzio e un rapporto conflittuale con la propria madre, ma anche raccontarne la forza d’animo e i crolli emotivi, l’amore e l’amicizia sperimentati lungo la via. La storia si svolge in parte in Marocco, una terra che ho avuto la fortuna di visitare spesso e conoscere molto bene anche grazie al fatto che mio marito vi sia nato.

D. - Quanto tempo ci hai messo a scriverla e a correggerla? Ti sei fatta aiutare da qualcuno?

R. - La stesura del romanzo è durata più o meno cinque mesi, seguiti da innumerevoli revisioni. Circa due anni dopo ha subito un editing professionale seguito poi dalla stampa.

...Come detto in precedenza mi sono affidata ad uno Studio di Consulenza Editoriale di Genova, Blue Monkey Studio, per gli aggiustamenti pre pubblicazione come editing e design, seguendo poi il self publishing della piattaforma Amazon e Create Space.

D. - Hai già ricevuto recensioni sulle tue opere? Positive e negative? Come reagisci di fronte a quelle negative?

R. - Le recensioni ricevute fino ad ora sono più che positive, ma sono certa che a qualcuno il mio libro può non esser piaciuto. Al momento non mi è ancora arrivata nessuna critica, ma se e quando arriverà credo che, passati i primi momenti da orgoglio ferito, mi impegnerò a rifletterci cercando di renderla costruttiva al fine di migliorare la mia tecnica.

D. - Tre aggettivi per descrivere il tuo libro.

R. - Intrigante, emozionante, sorprendente.

D. - Perché un lettore dovrebbe scegliere questo libro?

R. - Una porta sul passato è una storia che racchiude in sé tante storie: quelle di generazioni diverse della stessa famiglia, di popoli lontani, di abbandoni e incontri, di amore e amicizia, e la storia della ricerca di una verità sepolta sotto la polvere del tempo. Una verità che sarà in grado di aprire porte anche sul futuro.

sabato 9 maggio 2015

Diario di viaggio III: Ouarzazate e Ait Benhaddou

  Le acque azzurre del lago El Mansour ed Dahbi si stagliano all'orizzonte annunciandoci l'imminente arrivo alle porte di Ouarzazate. Ci troviamo nella regione Souss-Massa-Draâ, ai piedi dell'Alto Atlante e all'imbocco con le vie che conducono al deserto.
La Kasbah di Taourirt vista dalla mellah
  La città si schiude davanti a noi come un piccolo fiore adagiato tra le sabbie del deserto: sento crescere una certa eccitazione nello stomaco nel ritornarci dopo quattordici anni. Ed è qui che, tra vicoli e mercati multicolori, ho vagabondato in cerca dell'anima della città, qui che ho ambientato parte del mio primo romanzo Una porta sul passato, qui che ho trovato i volti di Omar, Jamal e gli altri personaggi frutto della mia fantasia e che mi sembra ormai di conoscere come amici e famigliari (alcuni persino meglio). 
  Ouarzazate si è estesa, come un'entità viva e autonoma, allargando i propri orizzonti in ogni direzione; palazzi e quartieri di nuova costruzione hanno mangiato fette di deserto, gettando le loro fondamenta tra le pietre rossastre di cui è fatta questa terra. La ricordavo molto più raccolta, antica e misteriosa, ma noto con piacere che negli angoli più storici della medina, il souk e la mellah (il quartiere ebraico) poco o nulla è cambiato e l'aria che si respira è ancora permeata del fascino da cui sono stata rapita la prima volta.
  Le pareti color ocra del grande palazzo fortificato della Kasbah di Taourirt racchiudo ancora antichi segreti, storie accadute secoli fa, musiche che sembrano riecheggiare tra le piccole stanze e i saloni dagli alti soffitti decorati. Ci aggiriamo al suo interno incuriositi dai labirintici percorsi che ci conducono su numerose scalinate e stanze che si aprono su altre stanze, in un susseguirsi di finestrelle che regalano panorami suggestivi sulla città e sulla vallata circostanti. Mi aspetto di incontrare Simone che si aggira incuriosita e sorpresa dai continui cambi di direzione del vento della sua esistenza, in cerca di risposte e conferme. Sto fantasticando, lo so bene, ma amo lasciare che la mia immaginazione galoppi lontano conducendomi in luoghi ancora inesplorati e forse esistenti solo nel mondo fantastico creato dalla mia mente. Sorrido ripensando alle scene che ho ambientato qui, le rivedo scorrere come in un film e penso che non cambierei niente.

  Lasciamo che la Kasbah e i suoi tesori ci scivolino alle spalle e, restando in tema di film, ci dirigiamo fuori città per visitare uno degli studi cinematografici che hanno sede nella zona. Quest'area si presta molto come set naturale e viene spesso scelta da registi di tutto il mondo per ambientarvi numerosi film, pellicole importanti come Il tè nel deserto, Lawrence d'Arabia, Il gladiatore, Kundun, Alexander. 
Atlas Corporation Studios
  È molto comune passeggiare nel souk ed essere fermati da mercanti, bottegai e artigiani che sventolano orgogliosi grossi album di fotografie in cui sono ritratti nei panni di comparse, in variopinti abiti di scena, accanto ad attori di fama mondiale. L'industria del cinema recluta manodopera locale, attori e comparse arrivano da villaggi e città vicini, e ogni nuovo progetto è accolto con entusiasmo.

Mercato degli schiavi de Il gladiatore
Visita ai set cinematografici
A malincuore lasciamo anche Ouarzazate, con la promessa di tornare, un giorno, restandovi più a lungo. Ait Benhaddou ci attende avvolta nella luce del tramonto per regalarci istanti che non scorderemo facilmente; so che rischio di essere ripetitiva, ma anche questo luogo che appare all'improvviso oltre colline e altipiani vestiti di distese di fiori gialli, mi lascia senza fiato per la bellezza e la semplicità del suo aspetto. Mi ricorda una vecchia signora, vestita del suo abito migliore, ancora piacente nonostante i tanti anni che ha visto scorrere sulla propria pelle. Si tratta di un agglomerato di case, poco poco più che un villaggio, il cui Ksar (castello circondato da mura) formato da numerose kasbah è famoso per essere un set cinematografico di naturale bellezza i cui colori regalano contrasti e riflessi nuovi e inattesi ad ogni cambio di luce. Persino il tè di benvenuto che ci viene offerto sulla terrazza del piccolo albergo, sembra avere un sapore più autentico.
Il mio tè con vista su Ait Benhaddou
   La vista a 360 gradi non delude le aspettative e il mattino seguente abbiamo il piacere di consumare la colazione da una prospettiva unica sui giardini color smeraldo che avvolgono le sponde dell'Asif Ounila, gocce di verde nell'arida terra rossa.
Per raggiungere lo Ksar c'è un comodo ponte di moderna costruzione, ma preferiamo affrontare le grosse pietre e i sacchi di sabbia del guado appena più a sud e attraversare le placide acque del fiume gustandoci il panorama e scattando foto ad ogni cambio di prospettiva.
  Il complesso intrico di vicoli e scale che si arrampicano sul fianco della collina, ci conduce fino alla cima di uno sperone roccioso dal quale una torretta domina il panorama sottostante. Non ho parole per descrivere la libertà e il senso di benessere che provo stando quassù, lascio scorrere lo sguardo fino ai confini dell'orizzonte e mi gusto ogni sfumatura, ogni colore, ogni particolare del quadro naturale che ho la fortuna di poter osservare. Non so dire con precisione cosa esattamente mi affascini, credo sia il tutto, nel suo complesso, la natura regina e madre, l'architettura che sembra appartenere ad un mondo di fiaba, di storie lontane, di principi e concubine, mercanti e schiavi, ma anche di storie d'amore e guerra, gloriose civiltà e successiva decadenza. Vivo ogni attimo assaporando la felicità genuina che mi regala.
  Nel primo pomeriggio siamo di nuovo in partenza, il nostro tour ci porterà ancora più a sud, verso le valli dei mandorli in fiore, verso Tafraout...


Lo Ksar con le antiche kasbah di Ait Benhaddou
Guado primaverile
Dromedari al pascolo
L'entrata della kasbah
Giardini smeraldo
Artigianato