Un lui, una lei ed una proposta... decente.
«Vuoi vedere una cosa interessante?»
«Cosa?»
«Sali un attimo da me.»
Oh mamma, ecco la vecchia scusa
della collezione di farfalle. «Mah, veramente mi piace stare qui, l’aria è
così fresca stasera. E avevi ragione, da questa panchina la vista è bellissima.»
E c’è della gente intorno.
«Ma cos’hai pensato, dai, non ti sto invitando a casa mia per
provarci,» ride, «voglio veramente farti vedere una cosa. Qualcosa che non hai
mai visto, ne sono sicuro.»
«Puoi darmi qualche indizio? Tipo se sono francobolli rari o farfalle
monarca allevate nell’armadio della tua camera da letto? Così per avere
un’idea…»
«Né farfalle né francobolli, tranquilla.» Ride di nuovo.
Ah be’ allora…
«Abito all’ultimo piano, ma c’è l’ascensore, sul tetto c’è una
terrazza che nessuno ha mai usato. Un anno fa ho iniziato a raccogliere del
materiale e ogni momento libero lo passo lì.» Si alza prendendo le chiavi dalla
tasca e si avvia verso il portone.
Gemma lo osserva, indecisa se seguirlo o lasciar perdere quel tipo
insolito incontrato solo due settimane prima all’università. È
un ragazzo interessante, condividono molti interessi e c’è qualcosa nei suoi
modi che fin da subito ha carpito la sua attenzione. Attende che lui sparisca
oltre il portone verde oliva e mettendo a tacere la vocina che sussurra con
insistenza di non fidarsi, lo segue nell’androne. Non è rimasto ad aspettarla e
l’ascensore è in movimento: secondo piano, terzo, quarto. Quando la luce si spegne
preme il pulsante e nell’attesa che l’argano riporti la cabina al piano terra,
controlla il cellulare. La batteria è al sessanta per cento. Almeno potrà
chiamare qualcuno, in caso di bisogno. Ma
che pensieri! Mica per forza dev’essere un maniaco! Ride di se stessa e di
come la mente elabori i pensieri creando associazioni di idee e immagini a
cascata, perlopiù negative.
Arrivata all’ultimo piano trova due porte di appartamenti e una breve scala
in cima alla quale c’è Gregorio, appena oltre una porta metallica che da sulla
terrazza. Sorride vedendola e nello sguardo gli nasce una luce somigliante a
quella che dipinge gli occhi dei bambini la mattina di Natale.
«Vieni. Benvenuta nel mio regno.»
Gemma esce con esitazione. Non può fare a meno di aprire la bocca per
lo stupore. La terrazza, che copre tutta la superficie del palazzo, è occupata
da varie strutture, serre fatte con materiali di recupero, vasche piene di
terra e piantine, semenzai e vasi un po’ ovunque. Ha l’aspetto di un orto botanico,
un giardino appeso tra cielo e città.
«Qui ci sono le talee.» La accompagna nella serra più piccola. «Mi sto
specializzando con le aromatiche, il rosmarino è fantastico, mi sta dando tante
soddisfazioni. Ah, e guarda questa. La stevia, ne parlava ieri il professor
Carli. Assaggia.» Ne strappa una foglia. «Il suo potere dolcificante è duecento
volte superiore allo zucchero.»
«È
un posto bellissimo, avevi ragione.»
«Ho anche una pianta di avocado, è molto delicata, ma guardala: non è
splendida?»
«Riesci a coltivare piante tropicali qui!»
L’entusiasmo dell’amico e la bellezza del luogo fanno sciogliere ogni
timore che l’aveva bloccata e Gemma si sente a casa. Seguono lunghe
chiacchierate e descrizioni minuziose dell’attività che Gregorio svolge nel suo
giardino segreto. Lasciano che la fresca brezza si impigli nei loro capelli e la
luce crepuscolare della sera li avvolga regalando tonalità viola ai teli delle
serre.
Il giardino sospeso di Gregorio diventa il loro laboratorio; dopo le
lezioni di botanica all’università prendono l’abitudine di trascorrere
pomeriggi e serate a coltivare e sperimentare in quell’esclusivo angolo di pace,
col tempo diviene il teatro di chiacchierate lunghe notti intere e discussioni,
ma anche luogo dove studiare o rilassarsi bevendo birra fresca dopo una
giornata afosa.
Non rivelano a nessuno l’esistenza del giardino, anche se per Gemma è
difficile spiegare alle coinquiline che Gregorio è solo un amico e che quando
passa le notti in sua compagnia nessuno dei due dorme nel letto dell’altro. Le
amiche sembrano non voler capire, ma in fondo a lei non interessa.
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