giovedì 28 maggio 2015

Diario di viaggio IV: Lungo la via per Tafraout e le valli dei mandorli in fiore


Pista sabbiosa attraverso la Valle dell'Ameln,
tra mandorli in fiore e alberi di argan
 Lasciamo a malincuore la splendida Ait Benhaddou scendendo verso sud, per andare incontro alla nostra prossima tappa: Tafraout. Percorrendo la regionale 106 che attraversa altipiani e vallate, arrampicandosi su crinali scoscesi e regalando una vista mozzafiato e panorami di rara bellezza.
  La natura così fiera e solenne di questi luoghi, sembra non risentire ancora dell'aggressività di noi esseri umani, restando così, domata solo a metà, com'è giusto che sia. Originaria e pungente. Intoccabile quasi.

  Sulla nostra strada incontriamo molti villaggi, adagiati accanto al letto di un fiume stagionale, asciutto in questo periodo dell'anno, e i loro abitanti: pastori, agricoltori e mercanti un tempo nomadi, divenuti stanziali.
  E' quasi il tramonto e cominciamo ad accusare un po' di stanchezza per le ore di guida su strade impervie e piene di intoppi - perlopiù la mancanza quasi totale dei ponti in cemento e di interi tratti della carreggiata, portati via dalle anomale piene dello scorso novembre -. Oltre una curva, nei pressi del villaggio di Tighrman, appaiono due ragazze che passeggiano in compagnia di un capretto dal manto candido. Il contrasto è molto forte: le due giovani indossano un velo nero dai bordi colorati che copre quasi per intero la loro figura. Solo in seguito scoprirò che le donne del sud vestono quasi esclusivamente di nero e che i simboli e i colori sui bordi dei loro veli cambiano a seconda del clan cui appartengono, rendendo possibile a colpo d'occhio determinare da quale villaggio provengano. I loro sorrisi ci incantano e quando alzano le mani davanti a loro chiedendoci di fermare l'auto, lo facciamo con piacere e curiosità.
Primavera nei dintorni di Tafraout
  Mio marito le saluta e iniziano a chiacchierare. Scrutano all'interno della macchina, incuriosite dal fatto che un uomo marocchino abbia una moglie così pallida e vestita all'occidentale!
Parlano solo in tifinagh (berbero) e marocchino, non hanno mai frequentato la scuola e di conseguenza non conoscono né il francese né l'inglese. Ridono timidamente, coprendosi di tanto in tanto la bocca con un lembo di velo, quasi a voler nascondere la loro curiosità nei nostri confronti. Ci fanno un po' di domande, su di noi, la nostra provenienza e i bambini seduti sui sedili posteriori; i quali sono insolitamente silenziosi, con occhi curiosi e bocche aperte.
  Le due giovani non smettono un attimo di sorridere e di parlare. Le trovo bellissime e resto affascinata dal loro portamento e dal suono della lingua che parlano. Mio marito traduce e mi confessa di non capire il cento per cento di quanto dicono; ogni regione presenta sfumature nella lingua difficilmente comprensibili da chi non la parla con continuità.
  Salutate le nostre nuove amiche rianimiamo il motore dell'auto e ci dirigiamo verso il punto in cui il viola del cielo incontra le cime delle montagne che ci circondano. Non posso trattenermi dal prendere il mio quaderno e riempire pagine di appunti su questo incontro inaspettato e mi accorgo con stupore e delusione che non ho chiesto i loro nomi, né approfittato del momento per concederci una foto insieme. Peccato. Vista la loro spontaneità, dubito che avrebbero rifiutato.
  Questo incontro mi ha fatto riflettere sul fatto che vivendo in luoghi tanto isolati e sperduti tra le montagne, collegati da strade su cui difficilmente ci si imbatte in altre auto, turisti o viaggiatori, gli abitanti nascono e crescono restando legati al loro villaggio o spostandosi a quello vicino. Il fatto che non abbiano frequentato la scuola ha sicuramente garantito alla loro famiglia aiuto in casa e con le greggi. Da qualche anno il re Mohamed VI ha imposto a tutto il regno l'istruzione obbligatoria. Come influirà questo nelle tradizioni dei piccoli villaggi? I giovani vorranno ancora restare accanto alle famiglie o preferiranno andare a studiare altrove, nelle grandi città, per poi non tornare nei luoghi d'origine, abbandonando così la vita tradizionale?
  Resto con questo quesito che mi ronza in testa mentre il cielo si oscura regalandoci un manto stellato senza confini. Quando, dopo parecchi chilometri di strada sterrata, arriviamo finalmente a Tafraout è ormai buio pesto; chissà com'è il panorama attorno al nostro albergo.
  Al nostro risveglio la sorpresa è tanta: il deserto roccioso con montagne aride e solenni ci avvolge, sembra di essere approdati in un altro mondo. Quante sorprese questo viaggio! Voglio godermi ogni istante. Colazione sotto il portico e siamo pronti per un'altra giornata di foto ed esplorazione.

Rosse emozioni
Improbabili unioni
Piccoli esploratori crescono!
Abbracci spinosi tra due piante di argan

Parata per l'inaugurazione di una nuova cooperativa femminile

Agrd Odad
Al nostro risveglio...
Pietre pittate ad Agard Oudad
Equilibri


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