sabato 9 maggio 2015

Diario di viaggio III: Ouarzazate e Ait Benhaddou

  Le acque azzurre del lago El Mansour ed Dahbi si stagliano all'orizzonte annunciandoci l'imminente arrivo alle porte di Ouarzazate. Ci troviamo nella regione Souss-Massa-Draâ, ai piedi dell'Alto Atlante e all'imbocco con le vie che conducono al deserto.
La Kasbah di Taourirt vista dalla mellah
  La città si schiude davanti a noi come un piccolo fiore adagiato tra le sabbie del deserto: sento crescere una certa eccitazione nello stomaco nel ritornarci dopo quattordici anni. Ed è qui che, tra vicoli e mercati multicolori, ho vagabondato in cerca dell'anima della città, qui che ho ambientato parte del mio primo romanzo Una porta sul passato, qui che ho trovato i volti di Omar, Jamal e gli altri personaggi frutto della mia fantasia e che mi sembra ormai di conoscere come amici e famigliari (alcuni persino meglio). 
  Ouarzazate si è estesa, come un'entità viva e autonoma, allargando i propri orizzonti in ogni direzione; palazzi e quartieri di nuova costruzione hanno mangiato fette di deserto, gettando le loro fondamenta tra le pietre rossastre di cui è fatta questa terra. La ricordavo molto più raccolta, antica e misteriosa, ma noto con piacere che negli angoli più storici della medina, il souk e la mellah (il quartiere ebraico) poco o nulla è cambiato e l'aria che si respira è ancora permeata del fascino da cui sono stata rapita la prima volta.
  Le pareti color ocra del grande palazzo fortificato della Kasbah di Taourirt racchiudo ancora antichi segreti, storie accadute secoli fa, musiche che sembrano riecheggiare tra le piccole stanze e i saloni dagli alti soffitti decorati. Ci aggiriamo al suo interno incuriositi dai labirintici percorsi che ci conducono su numerose scalinate e stanze che si aprono su altre stanze, in un susseguirsi di finestrelle che regalano panorami suggestivi sulla città e sulla vallata circostanti. Mi aspetto di incontrare Simone che si aggira incuriosita e sorpresa dai continui cambi di direzione del vento della sua esistenza, in cerca di risposte e conferme. Sto fantasticando, lo so bene, ma amo lasciare che la mia immaginazione galoppi lontano conducendomi in luoghi ancora inesplorati e forse esistenti solo nel mondo fantastico creato dalla mia mente. Sorrido ripensando alle scene che ho ambientato qui, le rivedo scorrere come in un film e penso che non cambierei niente.

  Lasciamo che la Kasbah e i suoi tesori ci scivolino alle spalle e, restando in tema di film, ci dirigiamo fuori città per visitare uno degli studi cinematografici che hanno sede nella zona. Quest'area si presta molto come set naturale e viene spesso scelta da registi di tutto il mondo per ambientarvi numerosi film, pellicole importanti come Il tè nel deserto, Lawrence d'Arabia, Il gladiatore, Kundun, Alexander. 
Atlas Corporation Studios
  È molto comune passeggiare nel souk ed essere fermati da mercanti, bottegai e artigiani che sventolano orgogliosi grossi album di fotografie in cui sono ritratti nei panni di comparse, in variopinti abiti di scena, accanto ad attori di fama mondiale. L'industria del cinema recluta manodopera locale, attori e comparse arrivano da villaggi e città vicini, e ogni nuovo progetto è accolto con entusiasmo.

Mercato degli schiavi de Il gladiatore
Visita ai set cinematografici
A malincuore lasciamo anche Ouarzazate, con la promessa di tornare, un giorno, restandovi più a lungo. Ait Benhaddou ci attende avvolta nella luce del tramonto per regalarci istanti che non scorderemo facilmente; so che rischio di essere ripetitiva, ma anche questo luogo che appare all'improvviso oltre colline e altipiani vestiti di distese di fiori gialli, mi lascia senza fiato per la bellezza e la semplicità del suo aspetto. Mi ricorda una vecchia signora, vestita del suo abito migliore, ancora piacente nonostante i tanti anni che ha visto scorrere sulla propria pelle. Si tratta di un agglomerato di case, poco poco più che un villaggio, il cui Ksar (castello circondato da mura) formato da numerose kasbah è famoso per essere un set cinematografico di naturale bellezza i cui colori regalano contrasti e riflessi nuovi e inattesi ad ogni cambio di luce. Persino il tè di benvenuto che ci viene offerto sulla terrazza del piccolo albergo, sembra avere un sapore più autentico.
Il mio tè con vista su Ait Benhaddou
   La vista a 360 gradi non delude le aspettative e il mattino seguente abbiamo il piacere di consumare la colazione da una prospettiva unica sui giardini color smeraldo che avvolgono le sponde dell'Asif Ounila, gocce di verde nell'arida terra rossa.
Per raggiungere lo Ksar c'è un comodo ponte di moderna costruzione, ma preferiamo affrontare le grosse pietre e i sacchi di sabbia del guado appena più a sud e attraversare le placide acque del fiume gustandoci il panorama e scattando foto ad ogni cambio di prospettiva.
  Il complesso intrico di vicoli e scale che si arrampicano sul fianco della collina, ci conduce fino alla cima di uno sperone roccioso dal quale una torretta domina il panorama sottostante. Non ho parole per descrivere la libertà e il senso di benessere che provo stando quassù, lascio scorrere lo sguardo fino ai confini dell'orizzonte e mi gusto ogni sfumatura, ogni colore, ogni particolare del quadro naturale che ho la fortuna di poter osservare. Non so dire con precisione cosa esattamente mi affascini, credo sia il tutto, nel suo complesso, la natura regina e madre, l'architettura che sembra appartenere ad un mondo di fiaba, di storie lontane, di principi e concubine, mercanti e schiavi, ma anche di storie d'amore e guerra, gloriose civiltà e successiva decadenza. Vivo ogni attimo assaporando la felicità genuina che mi regala.
  Nel primo pomeriggio siamo di nuovo in partenza, il nostro tour ci porterà ancora più a sud, verso le valli dei mandorli in fiore, verso Tafraout...


Lo Ksar con le antiche kasbah di Ait Benhaddou
Guado primaverile
Dromedari al pascolo
L'entrata della kasbah
Giardini smeraldo
Artigianato

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